“Nonostante i massicci sbarchi avvenuti a Lampedusa negli ultimi giorni, in realtà il fenomeno migratorio verso l’Italia è in forte calo. Gli irregolari oggi sono il 6% di tutti gli stranieri presenti nel nostro Paese, contro il 50% degli anni 90 e il 35% dei primi anni 2000”. Ad affermarlo è Gian Carlo Blangiardo, professore di Demografia ed esperto di migrazioni internazionali dell’Università Bicocca di Milano. Ieri il presidente della Camera, Laura Boldrini, si è recata in visita a Lampedusa dove ha incontrato gli immigrati che si sono salvati dal naufragio della loro imbarcazione, in tutto 155 persone.
Professor Blangiardo, com’è la tendenza del fenomeno immigrazione alla luce di questi ultimi sbarchi?
Il barcone con 500 persone colpisce molto da un punto di vista visivo comunicando la sensazione di un’invasione in atto. Ciò altera però la percezione della realtà del fenomeno, in quanto i flussi sono presenti ma non siamo certamente ai livelli di assalto alla diligenza di alcuni anni fa.
In che senso?
L’immigrazione verso l’Italia è ancora nella fase di stanca dopo la stabilizzazione dei flussi negli ultimi due-tre anni. La recessione ha rallentato molto la forza attrattiva del nostro Paese. Non soltanto quindi l’immigrazione ha rallentato, ma una parte degli immigrati se ne sono anche andati altrove, tornando nel Paese d’origine o trasferendosi in altri Stati europei. Nell’ultimo anno in Italia lo stesso fenomeno dell’irregolarità è diventato più modesto.
Come si spiegano quindi le ondate degli ultimi giorni?
Dietro l’angolo c’è ancora un mondo che preme. Da un lato ci sono le questioni dei rifugiati, le crisi, la guerra in Siria. Dall’altra c’è il fatto che il bisogno e le difficoltà che spingono le ondate migratorie provenienti da alcuni Paesi sono ancora presenti. Questo vale in particolare per l’Africa e soprattutto per quella sub-sahariana.
Quali sono i meccanismi dell’immigrazione clandestina negli ultimi tempi?
La presenza irregolare sul territorio italiano in questo periodo rappresenta un minimo fisiologico. Dalle stime della fondazione Ismu risulta che gli irregolari sono il 6% della popolazione straniera. Negli anni 90 si viaggiava intorno al 50%, e poco prima dell’approvazione della legge Bossi-Fini era molto normale avere un 35%. Oggi siamo veramente a livelli molto bassi di clandestinità. Ad alimentarli sono solo in minima parte i barconi che in qualche modo riescono ad approdare di nascosto. Chi sbarca e viene soccorso finisce nei centri di accoglienza, dando così inizio a una serie di procedure previste dalla legge. La maggior parte dei cosiddetti “clandestini” sono persone giunte sul territorio italiano con documenti regolari, ma che poi si sono soffermati più a lungo rispetto alla durata del permesso.
L’islamizzazione e le Primavere arabe hanno modificato la natura dei flussi migratori?
L’accentuazione del fanatismo religioso può avere spinto qualcuno a prendere la decisione di andarsene, ma tutto sommato si è trattato di una minoranza. Ad avere inciso è stato soprattutto il peggioramento delle condizioni di vita, spingendo le persone “normali” a cercare altrove. Guerre e rivoluzioni non contribuiscono certo alla qualità della vita. Cambiano le condizioni di contesto, creando subbuglio e favorendo in qualche modo l’immigrazione. Se escludiamo le grandi ondate provenienti dalla Tunisia nel 2011, la Primavera araba non ha cambiato molto il fenomeno migratorio.
La bomba migratoria si è soltanto sopita o stiamo assistendo a un’inversione di tendenza?
La bomba migratoria si è sopita, in quanto sono cambiate le condizioni di appetibilità della qualità di vita nei Paesi di destinazione. Tutto il mondo sa che oggi trovare un lavoro in Italia o negli altri Paesi europei è più difficile di quanto lo fosse in passato. Per il momento chi ha un progetto migratorio lo lascia in stand-by, sperando che le cose cambino. A non essere cambiate sono le condizioni strutturali che alimentano l’immigrazione. Il fatto che nei Paesi dell’Africa ci siano condizioni di povertà e di instabilità socio-politica, crea le premesse per rilanciare i flussi migratori.
(Pietro Vernizzi)