Notizie di questi giorni. In Marocco due adolescenti hanno postato su Facebook una loro foto in cui si baciano e sono stati arrestati. Il poco onorevole Crimi ha insultato via Twitter Berlusconi rischiando di far cadere la decadenza da senatore del Cavaliere. In Ohio vive Catlin, una giovane donna che lotta con problemi ormonali e con la propria obesità. Si è fatta fotografare in costume di Lara Croft e si è messa su Facebook. Ed internet è diventato crudele: gli internauti l’hanno coperta di aggettivi non certo gentili. Questa e la democrazia della rete?



Certo, ognuno può scrivere, postare foto, video e chiunque può fare liberamente considerazioni di tutti i generi. Soprattutto offensive. Controlli e filtri ve ne son ben pochi. La libertà della rete www. è ormai un boomerang. Una trappola. Sempre in questa settimana è arrivata alla ribalta delle cronache mondiali un’altra eroina della rete. Già, se una volta era il telegiornale che dettava legge e verità, adesso è internet. E tutto dipende dai click dei visitatori. Tutto ciò ha un nome, internet virale. Semplicemente un passaparola che si espande velocemente nella rete internet e tanti, come dei babau senza nerbo, cliccano e abboccano.



Così è stato per il video di Marina Shifrin, I quit, caricato su Youtube. Si è dimessa cantando e ballando. Il video ha spopolato, siamo quasi a 15 milioni di visitatori. Ed i media hanno rilanciato il fatto. Intanto 500 poveri cristi annegavano a Lampedusa. La notizia ha aperto i Tg e i new media per un giorno e mezzo, poi sabato sera la prima notizia delle testate giornalistiche nazionali on line è stata la richiesta di affidamento ai servizi sociali di Berlusconi. Tutto passa velocemente. Le notizie ormai vengono diffuse e divorate dalla rete. Se i quotidiani cartacei sono obsoleti, anche la tv è ormai un mezzo mediatico che arriva sempre in ritardo. Solo internet ha la capacità di essere quasi istantaneo nella comunicazione e raggiunge il mondo intero.



Ma torniamo al video I quit con le dimissioni a tempo di rap di Marina. Niente di che, un’idea come tante, e neppure realizzata bene. Eppure in troppi, contagiati dal virus di internet, hanno speso il loro tempo per vederlo. L’azienda da cui si è dimessa non ha trovato di meglio che postare un video ironico di risposta esaltando le qualità della società. Di male in peggio. La storia è poi continuata con l’eroina invitata in uno show dove le è stata fatta una proposta di lavoro allettante. Questo è il sogno americano che si compie oppure una favola virtuale?

Il tempo darà ragione a tutto ciò. La giovane Marina, 25 anni, nel suo video ha affermato che ha dato due anni della sua vita per il lavoro, mentre il capo contava solo i contatti internet delle sue pubblicazioni. Niente qualità, niente creatività, solo business. E così si è licenziata con uno sfottò. Probabilmente, per la sua età, ha un alta considerazione di se stessa e delle sue idee innovative che però realisticamente non rendevano dollari. Al tempo stesso per scegliere di abbandonare un lavoro bisogna avere il fondo schiena parato oppure dei dollari da parte.

Ultimamente mi sto scontrando con questo fatto: mi arrivano molte idee creative, e fin qui tutto bene, è segno che la crisi sociale in cui viviamo non annebbia le menti, ma al tempo stesso chi me le propone ha la supponenza di essere lo special one. Di José Mourinho ce n’è stato uno solo ed ha costruito la sua carriera con sacrificio e lavoro. A 25 anni e dopo solo due anni di lavoro, anche Mou era un signor nessuno.

Un consiglio alla giovin Marina di I quit: si goda questo momento ma tenga desto il desiderio di imparare. Se internet l’ha resa famosa, non si dimentichi che comunque è sempre una realtà virtuale.