Il cuore e le braccia degli abitanti di Lampedusa, che soccorrono e accolgono i naufraghi e ne condividono il dramma fino a piangere con loro, mi fanno pensare a tutto il vasto “sottobosco delle opere buone” che attraversa il tessuto delle nostre città. C’è innanzitutto il bene della fede, che si esprime nella preghiera nascosta e nei silenzi non dichiarati, negli atti di fiducia e di abbandono, nelle domande a Dio tormentose o fiduciose. La fede come “lotta con Dio” nei momenti di dolore e di tentazione, nei tormenti e negli entusiasmi della vita. Raramente traspare; raramente uno sguardo, un cenno, una vibrazione fanno intuire ciò che si agita nella profondità del cuore. L’opera che lo Spirito di Dio compie nelle persone le conduce pazientemente alla conversione, all’amicizia con Gesù, all’apertura verso il prossimo. Trovi gente che si raduna a gruppetti nelle case a pregare, a ragionare di Vangelo, ad accompagnarsi nel cammino cristiano, nella condivisione del cibo e dei problemi. Insieme con la fede, appena un poco più visibile è il sottobosco della carità. Non le grandi opere, non le imprese annunciate dalle targhette agli ingressi degli uffici o proclamate negli articoli di giornale. Chi viene a sapere che un’insegnante in pensione apre la sua casa a dei ragazzini per la ripetizione gratis? Solo per caso intercetti la notizia del giovane disadattato sistematicamente accolto per il pranzo settimanale; la stessa cosa avviene in un’altra famiglia, con un gruppetto di persone piuttosto “disperse”. E poi c’è l’amica che ogni pomeriggio va ad accudire la coetanea compromessa in salute; l’infermiera che finito il turno in ospedale va sempre a salutare a casa la persona in terapia; ci sono gruppetti di amici che spuntano ad ogni emergenza; persone sempre a disposizione per qualsiasi necessità: un filo che si rompe, la macchina che si inceppa, la televisione che perde i canali; persone che si muovono senza complicazioni, senza fartelo pesare, senza alcuna ostentazione.



Anche i nipotini che vanno a trovare la nonna non solo per la paghetta settimanale: ma quello dei rapporti interfamiliari meriterebbe una rubrica a parte; una stretta tessitura, potente e agile, mette in contatto nonni e nipoti, famiglie giovani e famiglie stagionate. Un intreccio complesso e inafferrabile rende saldo il terreno, offre consistenza alle piante di fronte alle bufere e agli sconvolgimenti della vita. Persone, famiglie, gruppetti, piccoli sodalizi. Un sottobosco di fede, speranza, carità, che vive il Vangelo e fa respirare il mondo.

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