L’8 ottobre la Chiesa Cattolica celebra la memoria di San Felice di Como, primo vescovo della città del Lario, vissuto nella seconda parte del IV secolo. San Felice è una figura chiave nella storia dell’evangelizzazione dell’Italia Settentrionale e della parte meridionale della Svizzera. Si conosce molto poco della vita giovanile di San Felice. È molto probabile che San Felice fosse nato a Milano o abbia comunque passato gran parte della sua vita nel capoluogo lombardo. A Milano, San Felice entrò in contatto con il vescovo Sant’Ambrogio, che resse la diocesi milanese dal 374 al 397, svolgendo un ruolo determinante nella propagazione del Cristianesimo e nella definitiva sconfitta dei culti pagani esistenti in precedenza. San Felice divenne uno dei più stretti collaboratori di Sant’Ambrogio nella gestione della diocesi milanese, in un periodo chiave per la storia della religione cristiana: nel 379 salì al trono Teodosio il Grande, imperatore che proclamò il Cristianesimo culto di stato nel 380.
Nel 381 Teodosio convocò il Concilio di Aquileia, condannando l’eresia ariana (che rimase comunque diffusissima presso le popolazioni germaniche almeno sino alla fine del settimo secolo). Nel 391, Teodosio proibì ufficialmente ogni forma di culto pagano, affermando militarmente la sua decisione infliggendo una dura sconfitta al senatore Eugenio sul fiume Vipacco, ponendo fine a ogni tipo di reazione armata da parte dell’elite latifondista pagana. L’opera di San Felice si inserisce in questo contesto turbolento, in cui le varie posizioni religiose erano sostenute sia con argomenti verbali, sia con la spada. La prima notizia cronologicamente certa che riguarda San Felice è dell’anno 386. Il primo novembre del 386 infatti venne nominato vescovo di Como da Sant’Ambrogio e inviato nella città lacustre per completare la sua evangelizzazione e dar vita a una stabile comunità cristiana.
Il Cristianesimo era stato ufficialmente ammesso tra i culti accettati all’interno del territorio dell’impero romano già nel 313, quando l’imperatore Costantino il Grande pose definitivamente fine all’epoca delle sanguinose persecuzioni. Nonostante l’approvazione delle autorità, il Cristianesimo era rimasto confinato negli ambienti urbani. Le campagne e le aree periferiche, al contrario, rimanevano in mano ai pagani, che continuavano a praticare indisturbati i loro culti come cinque secoli prima. San Felice venne inviato a Como e investito della carica episcopale sia per dar vita a una comunità forte e stabile nella città lariana, sia per evangelizzare le aree situate sulle rive del lago. Pertanto, l’opera episcopale di San Felice si snodò in queste due direzioni. Un caso simile a quello di San Felice può essere considerato quello di San Bassiano, inviato da Sant’Ambrogio a Lodi negli anni Settanta del quarto secolo con il compito di fondare la prima basilica cittadina.
San Felice giunse a Como nell’anno 386. La prima decisione che prese come vescovo fu la fondazione di una chiesa, dove i fedeli potessero riunirsi per ricevere i sacramenti e che al tempo stesso fungesse da punto di riferimento per i missionari della zona. La chiesa venne consacrata a San Carpoforo, venendo edificata su di un tempio dedicato al dio Mercurio già esistente, che venne rimaneggiato e adattato al nuovo culto. Nonostante la lontananza geografica, i rapporti tra Sant’Ambrogio e San Felice furono estremamente intensi. Un caso emblematico riguarda la consacrazione effettuata dai due santi della prima basilica di Lodi, nell’anno 387, fondata da San Bassiano.
Como era un centro chiave dell’Italia Settentrionale, in quanto era un punto di riferimento per tutta la popolazione che viveva nei pressi del lago, per i ticinesi, le popolazioni dell’alto varesotto e per coloro che abitavano nelle aree montane del passo dello Spluga. San Felice inviò decine di missionari a evangelizzare le aree relazionate con la città comasca, ottenendo ottimi risultati e ordinando centinaia di diaconi, destinati a guidare le nuove comunità. San Felice morì l’8 ottobre dell’anno 391, chiedendo di venire sepolto nella sua chiesa, dedicata al proto-martire Carpoforo, confermando così il suo legame con la città di Como.