Tra i santi celebrati il 1° di novembre, una menzione del tutto particolare spetta a San Cesario (o Cesareo) di Terracina. Nato a Cartagine, in Africa settentrionale, nell’84 d.C., da un mercenario e da una nobildonna, entrambi facenti parte della Gens Julia, fu chiamato Cesario in segno di devozione a Giulio Cesare. La colonia che prosperava a Cartagine, traeva grande profitto dal collegamento e dall’alleanza con Roma imperiale e il bimbo, nato come figlio unico, si trovava nella condizione di poter ereditare una cospicua eredità, senza alcuna necessità di dividerla o frazionarla. Quando anche la zona di Cartagine divenne oggetto di fervente predicazione da parte degli apostoli di Gesù, la sua famiglia decise di convertirsi al cristianesimo, dal quale il giovane Cesario rimase enormemente affascinato.Decise perciò di fare voto di diaconato, con il compito di diventare servitore di Dio, missione che assolse con una incessante opera tesa a formare comunità cristiane caratterizzate da amore e libertà. In ossequio a questa visione, decise di rinunciare alle ricchezze cui avrebbe avuto diritto per dedicarsi all’evangelizzazione. Aveva ormai superato la fase dell’adolescenza, quando decise di recarsi a Roma, ove il cristianesimo era ancora illegale. La nave su cui si era imbarcato, però, fu costretta al naufragio nei pressi di Terracina, ove Cesario decise di rimanere mentre i suoi compagni di viaggio si dirigevano verso la capitale dell’impero. A spingerlo alla decisione, fu non solo la bellezza della zona, ma anche il netto divario subito evidente tra ricchi e indigenti.



Decise perciò di dedicarsi proprio alla parte più povera della popolazione, insieme a Giuliano, un prete che divenne suo grande amico oltre che maestro spirituale. Insieme furono accolti nella comunità cristiana che si era raccolta intorno a Epafrodito, il primo vescovo di Terracina. Proprio in quel periodo Domitilla, la nipote di Vespasiano, convertitasi al cristianesimo fu martirizzata a causa della sua decisione di non sacrificare lo stato virginale, venendo arsa viva insieme a Teodora ed Eufrosina, che avevano condiviso la sua decisione.



Quando il giorno successivo Cesario si recò in visita alla loro stanza, constatò con stupore che il corpo delle ragazze, in posizione di preghiera, non era stato arso dal fuoco e fu aiutato da altri cristiani a prelevare le spoglie dando loro degna sepoltura.Il suo operato e la sua opposizione ai sacrifici umani al fine di propiziare la benevolenza delle divinità pagane come Apollo, ebbero ben presto conseguenze funeste per Cesario, il quale fu incarcerato per ordine di Firmino, il pontefice di Terracina incaricato di sovrintendere al sacrificio umano, insieme a Giuliano. Rinchiusi in una cella, furono fatti oggetto a percosse dovute al loro proclamarsi seguaci del cristianesimo, che però non scoraggiarono Cesario, il quale decise di portare la parola di Cristo anche a chi sembrava totalmente refrattario ad accoglierla, riuscendo a convincere molti compagni di cella a convertirsi e battezzarsi. Dopo otto giorni, ebbe inizio il suo processo, per il quale il console Leonzio dette ordine di trasportarlo al Foro Emiliano. 



L’accusa che gli fu mossa era di lesa maestà, cui si aggiunsero quelle di interruzione di cerimonia sacra e vilipendio alla religione di Stato. Dopo aver digiunato per tre giorni, Cesario rifiutò di abiurare alla sua fede. venendo condannato al sacrificio in favore di Apollo, che però non avvenne mai, Portato al tempio, infatti, Cesario si genuflesse per poi pronunciare una preghiera alla quale fece seguito il crollo della costruzione, provocando la morte di Firmino sotto le rovine. Persuaso che fosse opera di magia, Leonzio costrinse allora Cesario a camminare incatenato per le vie cittadine, per poi rinchiuderlo di nuovo in cella. Dopo un anno, però, lo stesso Leonzio fu conquistato dalla fede di Cesario chiedendo a sua volta di convertirsi. Morì la notte stessa in cui aveva ricevuto i sacramenti da Giuliano e il battesimo da Cesario. Il suo posto di console fui preso da Lussurio, il quale decise di torturare Cesario in ogni modo per ben tredici giorni. Il primo giorno di novembre del 107. Cesario fu infine condannato insieme a Giuliano alla pena riservata ai parricidi, consistente nell’essere introdotti in un sacco che era stato riempito di pietre, con mani e piedi legati. Dopo di che, essi furono gettati dalla guglia di Pisco Montano in mare, morendo soffocati.Le spoglie di San Cesario sono conservate, dal XIII secolo, nella Basilica di Santa Croce in Gerusalemme, a Roma.