Caro direttore,
Ieri la deputata del Movimento 5 Stelle Emanuela Corda ha ricordato così la strage di Nassiriya: «Tutti noi ricordiamo commossi i 19 italiani deceduti in quell’attacco kamikaze, e oggi siamo vicini ai loro familiari . A volte ricordiamo anche i 9 iracheni che lavoravano nella base italiana, ma non troppo spesso. Nessuno ricorda però il giovane marocchino che si suicidò per portare a compimento quella strage: quando si parla di lui, se ne parla solo come di un assassino, e non anche come di una vittima, perché anch’egli fu vittima oltre che carnefice».
Una modalità di ricordare che ha suscitato approvazione ma molto più indignazione e con toni accesi, perché porta dentro un gesto di memoria la legittimità di un gesto di violenza. Ha di certo ragione Emanuela Corda, quel giovane kamikaze è stato vittima di ciò che lo ha portato ad un gesto tanto inaudito e tanto violento, è un carnefice e come carnefice vittima, si deve però indicare a chiare lettere e senza equivoci di che cosa quel carnefice è stato vittima.
E’ il nichilismo, che la vita non abbia valore, che una persona sia uguale all’altra, è questa l’ideologia di cui è stato vittima il giovane kamikaze che ha compiuto la strage di Nassiriya. E’ lui la prima vittima, lui perché ha ceduto a quella sensazione di nulla che si è impossessata della sua esistenza, e noi diverremmo complici se accettassimo oggi la logica di Emanuela Corda, il suo tentativo di azzerare tutto, di confondere la vittima con il carnefice, di far diventare la memoria il trionfo del non senso.
Emanuela Corda non ha infangato il ricordo di chi è morto ingiustamente a Nassiriya, non ha calpestato la dignità di chi, come la vedova Coletta, è stata capace di un gesto di perdono, non ha offeso tutti noi italiani, ha compiuto qualcosa di ancor più grave, ha attentato oggi alla memoria, per lei non si può ripartire da qualcosa di vero e di permanente, per lei è inutile portare quello che ci è accaduto, caricarlo sulle spalle con la certezza che dentro vi è uno spunto positivo, una traiettoria di bene.
Per Emanuela Corda abbiamo fatto memoria di nulla, è stata una pantomima ricordare Nassiriya, un beffardo gioco delle parti, questo ci ha voluto dire con la sua sterile provocazione! A fronte di questo brutale nichilismo risuonano le parole che disse don Giussani dieci anni fa, oggi ancor più vere e più urgenti. “Se ci fosse una educazione del popolo, tutti starebbero meglio” ha detto don Giussani al TG2 il giorno dei funerali delle vittime della strage di Nassiriya ed è il giudizio che vale per questi giorni in cui il nichilismo che tutto cancella sembra vincere. Invece una educazione del popolo inizia dalla certezza di un positivo da cui poter ricominciare, lo spunto di umanità che il cuore dell’uomo prova di fronte a chi è morto ingiustamente, uno spunto da cui è già ripartita la costruzione di un mondo nuovo.
Qui sta il punto di forza dell’educazione, che sempre nella vita contro il nichilismo che vuole azzerare tutto vi è qualcosa di positivo, pur piccolo, pur tenue, da cui si ricomincia qualcosa di grande, grande come l’ideale per cui vibra il cuore dell’uomo.