Il caso di Roberta Ragusa continua ad appassionare l’opinione pubblica italiana, tanto più ora che è spuntato un testimone che sostiene di averla incontrata a Cannes a inzio 2012. «La deposizione dell’uomo che afferma di avere visto Roberta Ragusa in Francia è coerente con il fatto che non è emersa una sola prova sulla colpevolezza del marito (Antonio Logli, ndr). Tutto fa pensare a un allontanamento volontario di una donna stanca di un rapporto ormai consunto con un uomo incapace di provare sentimenti». Lo afferma il criminologo Luca Steffenoni, autore di diversi libri sui casi più controversi della cronaca nera italiana e ospite di numerose trasmissioni radiofoniche e televisive. Come detto, un cittadino italiano che lavora in Francia ha raccontato agli inquirenti di essersi trovato di fronte a Roberta Ragusa in un ristorante di Cannes nella notte tra il 13 e il 14 gennaio 2012. L’uomo l’avrebbe subito riconosciuta, ma a quel punto lei sarebbe fuggita.

Steffenoni, che cosa ne pensa di questa testimonianza sul caso di Roberta Ragusa?

Avevo già dichiarato in seguito alla sparizione di Roberta Ragusa che il fatto che si parlasse di un omicidio mi lasciava piuttosto perplesso. Ho avuto occasione di parlarne in televisione e sono stato considerato come una sorta di sprovveduto. Invece i fatti per il momento stanno dicendo che segnalazioni ce ne sono, anche se andrà tutto verificato.

Fino a che punto ritiene che questo nuovo testimone sia attendibile?

Le segnalazioni di persone scomparse sono un classico, e perfino la stessa Emanuela Orlandi è stata vista da teorici testimoni per anni. Non si può quindi dire nulla con certezza fino a quando si verificherà l’attendibilità del teste. La probabilità che Roberta Ragusa si sia allontanata volontariamente andrebbe tenuta maggiormente in considerazione. Al momento tutti danno per scontato che la donna sia stata uccisa dal marito, ma io non vedo nessun elemento criminologicamente interessante al momento per seguire questa pista. Ci sono stati numerosi casi di persone scomparse per anni e poi ritrovate in ottima salute dopo che si erano rifatte una vita.

Ritiene che possa essersi trattato anche di un rapimento?

No, io propendo per l’ipotesi di un allontanamento volontario, non c’è nessun elemento che possa far pensare a un rapimento. Una tranquilla madre di famiglia, che non ha altre relazioni affettive note né una situazione lavorativa o debitoria complessa, se si allontana da casa lo fa volontariamente. Ormai è passato del tempo e non sono mai emerse delle piste relative a un possibile rapimento.

 

Lei che cosa ne pensa del fatto che un testimone veda Roberta Ragusa nel gennaio 2012, la riconosca e attenda un anno e mezzo prima di segnalarlo alle autorità?

Questo sicuramente è un fatto un po’ anomalo. Stiamo parlando però di un incontro avvenuto in Francia, cioè all’estero, dove il clamore mediatico legato a questa sparizione può essere passato meno. Uno può quindi rivedere la notizia sulle indagini molto più tardi, ripensare a quel fatto e decidere di parlarne.

 

Quindi è giusto che gli investigatori seguano questa traccia?

L’autorità inquirente dovrà verificare che si tratti di un testimone attendibile, di mitomani ce ne sono in giro molti e il viso di Roberta Ragusa non è così fuori dal comune da non poter essere scambiato per quello di qualsiasi altra persona. In teoria però non vedo perché non sia una pista da seguire. Per ora è un’ipotesi anche più attendibile dell’omicidio perfetto fatto dal marito non si capisce bene in che modo. Tracce non ne sono state trovate anche se la sparizione di Roberta Ragusa è avvenuta alcuni anni fa. Tutto ciò che va nella direzione di una scomparsa volontaria va dunque vagliato con attenzione.

 

Quindi quelle sulla colpevolezza del marito sarebbero solo ipotesi campate per aria?

Al momento non abbiamo avuto nemmeno l’interrogatorio. Certamente uno che si sveglia la mattina e non trovando più la moglie dice: “È la cosa più normale di questo mondo”, è un soggetto abbastanza anomalo. Si tratta di una personalità anaffettiva, incapace cioè di provare emozioni, il suo rapporto con la moglie era più fiacco e freddo che conflittuale, ma elementi probatori precisi non ne sono emersi.

 

(Pietro Vernizzi)