Invitato a testimoniare al processo su Stato-mafia, Giorgio Napolitano aveva inizialmente accettato. La sua testimonianza era richiesta in merito alle dichiarazioni del suo ex consigliere D’Ambrosio, il quale in un lettera poco prima della sua morte dichiarava di avere dei rimorsi rispetto al periodo in questione, i primi anni 90, quelli in cui si presume sia avvenuta tale trattativa tra stato italiano e mafia. Adesso con una nuova lettera, dopo una precedente in cui già dichiarava di non essere al corrente del perché D’Ambrosio avesse rilasciato quelle dichiarazioni, il capo dello Stato conferma di non avere nulla di concreto da dire al proposito. “Non ho da riferire alcuna conoscenza utile al processo, come sarei ben lieto di potere fare se davvero ne avessi da riferire” si legge nela lettera inviata dal Quirinale alla Corte d’Assise di Palermo. Nella lettera si legge poi che il presidente della Repubblica non ha mai avuto da D’Ambrosio alcuna comunicazione in merito a quanto da lui sostenuto: “Ne’ io avevo modo e motivo, neppure riservatamente  di interrogarlo su quel passaggio della sua lettera. Ne’ mai, data la natura dell’ufficio ricoperto dal dottor D’Ambrosio durante il mio mandato, come anche durante il mandato del presidente Ciampi, ebbi occasione di intrattenermi con lui su vicende del passato, relative ad anni nei quali non lo conoscevo ed esercitavo funzioni pubbliche del tutto estranee a qualsiasi responsabilità di elaborazione e gestione di normative antimafie”.



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