Il 26 novembre la Chiesa ricorda numerosi santi e beati, e tra loro spicca la figura dell’abate San Silvestro Guzzolini, monaco benedettino fondatore della congregazione dei Silvestrini. Silvestro nacque a Osimo, in provincia di Ancona nel 1177 da una nobile famiglia, il padre era giureconsulto e di simpatie ghibelline. All’età di circa vent’anni il giovane si reca a Bologna per proseguire gli studi in diritto ma capisce ben presto che la carriera forense non fa per lui. Decide così, di trasferirsi a Padova per frequentare i corsi di teologia e tornerà nel suo paese d’origine nel 1203 da laureato. Il padre, furioso per l’abbandono degli studi nel campo del diritto, non gli rivolge la parola per alcuni anni, ma Silvestro è intenzionato a proseguire il suo cammino spirituale verso Dio e nel 1217 prende i voti di sacerdote. In seguito, il vescovo di Osimo gli affida la cattedrale cittadina e per dieci anni Silvestro si mette al servizio degli abitanti e della Chiesa per combattere i soprusi dei signorotti locali. Nel 1227 abbandona il suo incarico e si ritira in una vita di preghiera e penitenza. Si trasferisce nell’entroterra e comincia a vivere in una caverna chiamata Grottafucile, poco lontana dalle grotte di Frasassi, nel territorio di Genga. L’anno seguente, due legati pontifici, inviati dal papa, vanno a fargli visita: dopo aver discusso, approvano la scelta di Silvestro di vivere da eremita ma lo esortano a condividere la solitudine con un’altra persona. Filippo diventa il suo discepolo ed è destinato a diventare solo il primo di gruppo che, col tempo, aumenterà sempre più. Filippo, e poi altri uomini che volevano dedicare la loro vita alla preghiera, decidono d’intraprendere la stessa strada di Silvestro e formeranno una comunità che vivrà secondo una regola monastica. La regola benedettina aveva prevalso sulle altre dopo che il santo di Norcia gli era apparso d’innanzi, e così un monaco di un monastero vicino lo riveste della carica di abate. Desideroso di riprendere un colloquio con Dio in eremitaggio Silvestro abbandona Grottafucile e i suoi discepoli e, vagando sui monti dell’anconetano, trova un angolo solitario sul monte Fano, altura nei pressi della località di Fabriano. Decide di fermarsi in quel luogo e si costruisce una capanna. Presto la sua presenza diviene nota agli abitanti della cittadina vicina e, da lì a poco, cominciano a circolare una leggenda sul suo conto: alcune persone che avevano deciso di fargli visita, lo ritrovano intento a sfamarsi in compagnia di un lupo che, accanto a lui, aveva assunto un comportamento assolutamente mite. La fama di quel sant’uomo, che viveva in simbiosi con Dio e la natura, si sparge rapidamente tra gli abitanti della zona e un numero sempre maggiore di persone comincia a far visita a Silvestro per omaggiarlo. 



Era così piacevole sentire le parole di Silvestro che presto alcuni uomini pii desiderano unirsi a lui. Sul pianoro del monte Fano nasce così un monastero, e si narra che durante la costruzione del complesso siano avvenuti alcuni miracoli come quello del sasso inamovibile divenuto improvvisamente leggerissimo, e quello della trave allungata. Il fascino di Silvestro attira sempre più discepoli e così cominciano a sorgere altri conventi a Cingoli e a Ripalta: la bolla pontificia di papa Innocenzo IV a questo punto non può fare altro che riconoscere la sua congregazione. La fama dell’abate si va diffondendo, sempre più spesso è chiamato nella chiesa di Fabriano per le cerimonie religiose. Il popolo però non si limita ad assistere alle sue messe e si rivolge a lui anche per chiedere miracoli: si narra che sia stato l’artefice di numerose guarigioni. Ormai novantenne, Silvestro viene colpito da una febbre persistente che gli costa la vita. Era il 26 novembre 1267. Quando il medicò aprì il suo corpo per asportare le viscere e procedere all’imbalsamazione, un profumo soave invase la stanza e ancora oggi, chi si raccoglie in fervente preghiera davanti alla sua tomba nel monastero di Montefano, può sentire quella piacevole fragranza. Al termine della sua vita Silvestro aveva fondato dodici monasteri e aveva raccolto oltre duecento discepoli, di cui una decina furono proclamati beati. Venne canonizzato nel 1589 da papa Clemente VIII e viene ricordato ogni anno presso il monastero di Montefano.

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