La legge di stabilità. Putin a Roma, la giornata mondiale contro il femminicidio. E un presidio davanti a Montecitorio che passa sotto silenzio. Anche quando sappiamo di che si tratta: non è cosa nuova, i manifestanti che chiedono al governo di permettere le cure col metodo Stamina li abbiamo già visti. Però, vedere i malati che minacciano di dare la vita, togliendosi il sangue poco a poco, vederli arrivare sulle carrozzine, dall’altro capo d’Italia, non può lasciare indifferenti. Pensiamoci al loro posto, o al posto di padri e madri e fratelli e figli con un proprio caro costretto all’immobilità, destinato alla morte. Abbeverarsi di qualsiasi speranza, sarebbe il senso del nostro vivere, cercare per ogni dove un rimedio, fossero anche i cristalli o i raggi di costellazioni benefiche. Il signor Vannoni assicura loro questa speranza: normale che non vogliano esserne deprivati e che accusino lo Stato che gliela nega. 



Non sappiamo se si tratti di una speranza reale, propendiamo per il no, e senza essere medici, specialisti, come gli esperti che il ministero della Salute ha messo in campo per studiare il caso. Il signor Vannoni non è un medico. Più volte la comunità scientifica gli ha chiesto metodi e prove riguardo ai presunti miglioramenti dei suoi pazienti. Grandi scienziati come il Nobel giapponese Yamanaka, il massimo esperto di staminali adulte al mondo, esprimono preoccupazione sulla possibile autorizzazione da parte delle autorità italiane, le riviste del settore considerano le terapie proposte fallaci, inefficaci. Supposti partner russi e ucraini con cui Vannoni avrebbe provato i trattamenti smentiscono. Le sperimentazioni autorizzate sono state fatte in alcune regioni. Bocciate. Difficile immaginare un complotto globale ai danni degli ammalati istigato dalle potenti multinazionali farmaceutiche. Difficile farne un caso “politico”, come fa agitando gli animi, l’inventore di queste miracolistiche cure. 



Che noi vorremmo, se fossimo straziati dal male. Complice la rete, girano filmati e racconti di guarigioni inimmaginabili, parkinsoniani che si mettono a  ballare, paralitici che tornano a camminare, e non si tratta solo di malattie neurovegetative, ma di decine di patologie, dalle dermatiti ai tumori che con la manipolazione e la reinfusione di cellule prelevate dal midollo osseo dei pazienti stessi sarebbero in grado di riattivare le difese dell’organismo, di generare cellule sane per qualsivoglia parte del corpo. 

Noi ci crederemmo, se fossimo colpiti da un male inguaribile. Se Vannoni è un genio, stiamo perdendo una grande occasione. Se è un impostore, anche, perché da tempo si sarebbe dovuta impedire la sua propaganda. Possibile che la verità sia nel mezzo, e che in buona fede il filosofo prestato ala scienza creda di aver trovato una soluzione efficace e che arda dal desiderio di metterla a disposizione degli ammalati. 



Ci vuol tanto a verificare i dubbi presenti sulla sua partecipazione ad eventuali utili, derivanti dal dispiego di tali cure? Ci vuol tanto a capire se ha carte e dati certi da offrire, o solo illusioni? E se le risposte della scienza sono univoche e acclarate, che deve fare lo Stato? Stabilire protocolli personali per soddisfare tutte le richieste? Finanziare tutte le cure alternative, col rischio non solo di illudere i malati, ma di sottrarli ad altre cure più utili, o peggio, di trasformarli in cavie sacrificali?  

Quando guardi gli ammalati che con dignità chiedono solo di poter provare, quando li vedi con i loro bambini in braccio, con le macchine che li ingabbiano e li tengono in vita, quando vedi la loro eroica ostinazione, puoi rispondere con l’assennatezza delle dichiarazioni degli scienziati, con il rigore di chi deve salvaguardare la correttezza, le spese, gli sforzi dell’attività medica? Non puoi. 

Come direbbe papa Francesco, prima di tutto tocca guardare le persone, possibilmente una ad una, e  imparare la misericordia. Star loro vicino, accompagnarle nella malattia, nell’accettazione, dar loro la garanzia che questo no, non si può fare, ma che si sta investendo in ogni modo nella ricerca, nelle sperimentazioni, che qualunque risultato sarà reso noto, che si lavora di concerto con i paesi più specializzati, che mai a e poi mai sarà negato l’ascolto e il sostegno.

Se è acclarato che il protocollo del metodo Stamina non è dannoso, non è peggiorativo, si trovi il modo di permettere, con le dovute precauzioni, che queste cure compassionevoli possano lenire l’impotenza di tanti.  Su alcune terapie accettate dal servizio sanitario nazionale gli specialisti storcono il naso, ma pazienza, qualche pastiglietta di zucchero non si può negare a nessuno. Invece, lo Stato latita, la ricerca non ha i fondi minimi, gli sprechi non si tagliano, l’ascolto è di prassi, e occasionale. Poi qualcuno oserà dire la verità, anche se è durissima, e non abbiamo più la statura morale, l’intelligenza della realtà, il cuore generoso per accoglierla.

La verità è che non possiamo tutto. Che certe malattie sono incurabili, e con tutta la nostra sapienza non possiamo guarirle, per ora. Che la morte e il dolore sono condizione dell’uomo, e non possiamo toglierli, e non è un problema di Stato, ma del significato che si dà alla vita.