Un articolo del Corriere della Sera ci riporta una storia aspra e originale, che è accaduta negli Stati Uniti, più precisamente a New York. Difficile sintetizzarla in poche righe per chi non la conosce, si fa fatica a coglierne i dettagli, a ricostruirne i tempi: riguarda il divorzio difficile tra un banchiere di Wall Street, Manuel John Mehos, ateo e ricchissimo e Lisa Mehos, cattolica e casalinga; coinvolge i loro due figli, nati con fecondazione assistita, che erano stati in prima battuta affidati alla custodia della madre. Motivo della separazione le continue scappatelle con prostitute ammesse serenamente dall’uomo; lui ha fatto ricorso e il giudice Lori Sattler, una donna, gli ha dato l’affidamento dei figli, lasciati alla donna solo due week-end al mese, con il rischio di perderli definitivamente. Ma quale il motivo che ha dettato il rovesciamento della sentenza precedente? Qui sta l’affaire, il complicato nodo che nessuno riesce a dipanare con ragione e suscita vespai, manifestazioni e movimenti di popolo…



La causa sarebbe imputata a un’interruzione di gravidanza effettuata entro il terzo mese e dopo la fine del matrimonio. Secondo il giudice, infatti, quell’aborto significherebbe che Lisa Mehos non è una madre affidabile, avrebbe portato un uomo a casa davanti ai suoi figli e soprattutto sarebbe un’ipocrita, essendosi definita cattolica.



“Sono divorziata, non sono Madre Teresa. Ho fatto sesso con un uomo che conosco da vent’anni e sono diventata una mamma terribile”, ha spiegato lei in lacrime al New York Post. “Mi sento come se fossi stata picchiata e violentata”. 

Le attiviste per i diritti delle donne insorgono, non si può, secondo l’avvocato della signora, usare un aborto come arma contro una madre; ma non è un parere comune: a quanto pare, il fatto di aver frequentato prostitute, costituirebbe colpa meno grave, sopratutto da parte di chi si è sempre dichiarato ateo convinto.

Anche i commenti degli italiani, riportati dal Corriere, ci vanno giù pesanti: come al solito se ne fa una questione morale, di colpa e di diritto… non è così, cerchiamo di guardare oltre. È pur vero che se si vuol parlare di “peccati” secondo il catechismo, se ne distingue la gravità. È ridicolo però pensare che sei colpevole e punibile solo per il fatto che ci credi, alla colpa dico, al peccato, cioè a Dio. Se sei un ateo, cioè se non ritieni l’aborto un assassinio, allora non sei ipocrita e mentitore, sei assolvibile, almeno da un giudice. Ma il nodo non è che in piccola parte questo: il vero motivo che ha spinto il giudice donna a togliere i figli a una madre è che questa si è rivelata ipocrita e bugiarda, non ha raccontato dell’aborto, scoperto dagli avvocati super pagati dell’ex marito.



Vicenda equivoca, intricata. Ancora una volta gli Stati Uniti li riconosciamo colpevoli di Moralismo: è il segno di Lutero. 

Il peccato non è tanto l’aver commesso il fatto, ma l’aver cercato di nasconderlo: il non averlo ammesso. Tanto più grave quanto più il peccatore si dichiara probo (cattolico in questo caso).  

La pubblica ammenda assolve, non la propria coscienza, né Altro.

Le scappatelle con le prostitute sono tollerabili, l’aborto è legale: ciò che è imperdonabile è la menzogna. C’è da riflettere su questo. Anche un paio di Presidenti sono stati accusati proprio di menzogna e hanno rischiato molto. Non tanto di essersela spassata con una stagista, quanto di non averlo ammesso subito. Ci sono volute pubbliche scuse, pubbliche ammende.

L’individuo è messo alla gogna.

Quale tarlo si insinua in questo atteggiamento, quale strano sospetto, che razza di società è mai questa? È sana perché non tollera la menzogna? O è malata, perché tutti mentiamo, in un modo o nell’altro, in fondo ci sono cose ben più gravi che un individuo, uno Stato, commette.

La società americana è divisa in classi sociali: è il suo profondo moralismo che le mantiene in piedi.

Solo se posso classificare, inquadrare, standardizzare una persona io ce l’ho sotto controllo. Ma se questa persona mente, diventa inclassificabile, imperdonabile. Ipocrita. Togliamole i figli, non li può educare. Meglio il padre, “puttaniere” (perdonatemi il termine, adeguato) dichiarato: onesto, dunque senza peccato. Quantomeno, migliore.

Vi lascio alle vostre riflessioni.

Dispiace davvero per i figli, per il dolore che viene inferto loro. Che sicuramente hanno amato entrambi i genitori, che sono quasi costretti adesso a odiarli entrambi.

Restiamo qui, teniamoci stretta la nostra amata Chiesa, la Sua moralità: al contrario del giudice americano non condanna la peccatrice (mentre scrive nella sabbia) ma il peccato: proprio dell’anima degli uomini, nessuno escluso. Che considera la menzogna alla stregua di un gesto che tutti commettiamo. Il segno in fondo che ciascuno è nato come tutti, peccatore, ma speciale, unico, inclassificabile. Fatto per sbagliare, fatto per essere perdonato: felix culpa che meritasti tale Redentore.