Torino e il Piemonte in generale stanno soffrendo moltissimo a causa della crisi. Negli ultimi anni molte aziende manifatturiere hanno chiuso i battenti. Nelle città l’aumento dei nuovi poveri è sotto gli occhi di tutti: non di rado capita di incontrare persone che frugano nei cassonetti della spazzatura alla ricerca di qualcosa da mangiare. È aumentato il numero delle persone che si recano presso le associazioni caritative a chiedere aiuti economici o generi alimentari, così come sono aumentate le richieste di contributi economici ai comuni. Anche se “in realtà – spiega Raffaella Vitale, direttore generale del settore Politiche sociali della Regione Piemonte – non vi sono dati comparabili”. Dal 2004 il Piemonte ha stipulato una convenzione con il Banco Alimentare che prevede il rimborso delle spese sostenute per il funzionamento dell’organizzazione: “Non compriamo cibo ma consentiamo alla struttura di lavorare mettendo a disposizione 70mila euro all’anno”. In Piemonte c’è anche un’altra novità: “La giunta regionale ha predisposto una bozza di disegno legge proprio per promuovere le attività di recupero e distribuzione delle eccedenze e degli invenduti alimentari e non, ai fini di solidarietà sociale”.



In Piemonte il fenomeno delle nuove povertà è cresciuto notevolmente. Cosa può dirci in proposito?

E’ una percezione determinata dalla crescita delle persone che si recano presso le associazioni caritative a chiedere aiuti economici o generi alimentari, o dal numero di accessi alle mense dei poveri, piuttosto che dalle richieste di contributi economici ai comuni. In realtà non vi sono dati comparabili perché non è un fenomeno sottoposto a verifica quantitativa; di conseguenza non esiste un trend, nemmeno quinquennale.



Quali risorse ha stanziato la Regione per far fronte a questa emergenza?

La Regione Piemonte ha adottato un sistema particolare: finanzia enti gestori di servizi sociali con cifre che nel tempo sono rimaste sostanzialmente stabili. Nel 2013, ad esempio, abbiamo stanziato 5 milioni di euro in più rispetto all’anno precedente. Per le politiche sociali il Piemonte spende ogni anno circa 117 milioni di euro che sono destinati al funzionamento degli enti gestori dei sevizi socio-assistenziali. Una parte di questi fondi è sostanzialmente libera, una parte serve invece a finanziare iniziative specifiche, come i fondi per la non autosufficienza, anziani, disabili. Da diversi anni la Regione Piemonte sostiene l’attività del Banco Alimentare.



Che tipo di collaborazione avete avviato?

Con il Banco Alimentare abbiamo una convenzione dal 2004. Si tratta di una convenzione onerosa che rimborsa le spese sostenute dal Banco per il funzionamento dell’organizzazione. Questo va chiarito, perché noi non compriamo cibo ma consentiamo alla struttura di lavorare mettendo a disposizione 70mila euro all’anno. La situazione piemontese è molto particolare.

 

In che senso?

L’associazione Banco Alimentare distribuisce un’ingente quantità di cibo: nel 2012 sono state 5341 tonnellate. E poi c’è anche un’altra attività particolarmente significativa.

 

Quale?

Quella fatta attraverso il recupero dell’invenduto dai supermercati: in un anno vengono ritirate quasi 1000 tonnellate di generi alimentari. I supermercati piemontesi che hanno aderito all’iniziativa finora sono 135. A questa si aggiunge poi un’iniziativa molto “piemontese”, che nasce dalla storia della Fondazione.

 

Di cosa si tratta?

Del recupero dei pasti cucinati dalle mense di aziende private e pubbliche. E oggi, grazie a una nuova convezione che abbiamo stipulato con il Banco, anche quelli degli ospedali del Piemonte, come Le Molinette di Torino. Con l’incremento di questa attività in un anno abbiamo raccolto oltre 112mila porzioni di cibo che sono state subito distribuite alle mense dei poveri.

 

Che prospettive avete per l’anno venturo?

Proprio in questi giorni abbiamo rinnovato la convenzione con il Banco Alimentare incrementando le risorse. Abbiamo ritenuto che in un momento così difficile fosse necessario sostenere l’attività del Banco più di quanto facevamo in passato. Il contributo al Banco per il prossimo triennio passerà da 70mila a 100mila euro all’anno. La Regione ha ritenuto prioritario sostenere questo tipo di intervento perché nel frattempo i finanziamenti che l’associazione riceveva da altri enti pubblici e privati si sono ridotti. La Regione si sta muovendo anche su un altro fronte.

 

Quale fronte?

La giunta regionale ha predisposto una bozza di disegno legge proprio per promuovere le attività di recupero e distribuzione delle eccedenze e degli invenduti alimentari e non, ai fini di solidarietà sociale. Come vede stiamo lavorando in modo molto integrato.

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