Il caso di una ragazzina di 14 anni fuggita di casa perché i genitori contrastavano la sua relazione affettiva con un’altra ragazza di 20 anni, risolleva i dubbi sul reato di omofobia. Possono cioè dei genitori cercar di impedire le scelte omosessuali dei figli senza incorrere nel reato? Alberto Gambino, giurista ed esperto di bioetica, chiarisce come la legge, allo stato approvata da un ramo solo del Parlamento, abbia volutamente inserito un emendamento che difende l’ambito educativo, sia quello della famiglia che quello della scuola: “Secondo l’emendamento approvato, si sono individuati alcuni ambiti come appunto la famiglia, le parrocchie, le scuole in cui il reato di omofobia non può essere ritenuto tale”. Ma, dice ancora Gambino, le associazioni gay ritengono che sia proprio in quegli ambiti che si sviluppa l’omofobia.
Professore, il caso della ragazzina a cui i genitori cercano di proibire una relazione gay potrebbe ricadere nel reato di omofobia?
La legge come è stata votata prevede alcune clausole di salvaguardia, che riguardano una serie di sfere legate ad alcuni settori. Tra questi l’ambito familiare, dove quindi un eventuale reato di omofobia non può essere ritenuto tale.
In altri termini?
Nell’ultima versione della legge sull’omofobia si usano dei termini un po’ generici, ma ad esempio si è deciso che non può essere preso il contesto familiare come elemento scrutinante (elemento che costituisce motivo di punibilità, ndr), non ci possono cioè essere espressioni o induzioni che contrastino a fare qualcosa come un’eventuale relazione omosessuale; la famiglia non può quindi essere tacciata di omofobia.
Questo anche in casi estremi, ad esempio un giovane che si suicidi perché la famiglia ha contrastato la sua omosessualità?
Da come è stato scritto, credo proprio che il dispositivo porti a escludere quest’ipotesi, proprio perché il problema è stato posto. Nella legge sono evidenziate tutta una serie di situazioni dove neanche come astrazione può raffigurarsi il reato. Ad esempio le associazioni di tendenza come le parrocchie, la sfera religiosa e appunto anche la sfera familiare.
Si intende dunque che un sacerdote che in parrocchia dica che la Chiesa non approva i matrimoni gay non può essere accusato di omofobia?
No, il prete non verrebbe perseguito. Essenzialmente sono passati due emendamenti, uno è questa clausola di salvaguardia di una serie di contesti dove il modello educativo potrebbe contrastare con un anelito a vivere l’omosessualità, ma che però non potrebbe mai essere considerato reato.
L’altro?
L’altro emendamento è più insidioso perché inserisce l’aggravante.
Cioè?
E’ insidioso in quanto non si capisce perché ci sia aggravante quando un reato semplice come una rapina viene commeso nei confronti di una coppia omosessuale o di un omosessuale da solo.
Uno mica rapina una persona perché è omosessuale, lei dice.
Esatto, non si capisce perché si debba cambiare il giudizio se la rapina viene fatta a un gay. Tutto questo succede perché la legge ha un problema fondamentale.
Quale?
L’evanescenza del reato di omofobia. Può significare tante cose diverse tra loro, mentre invece il diritto penale vuole una tassatività precisa sul principio del reato, non una indeterminazione come in questo caso, o in altri, nei quali si trattano mere opinioni come se fossero reato. Benissimo quindi che ci sia questa clausola di salvaguardia; ma è stata inserita proprio perché il reato era troppo ampio ed evanescente rispetto a quello che vuole il codice penale.
Come hanno giudicato queste salvaguardie le associazioni gay?
Malissimo. Hanno giudicato in modo negativo questo testo così come è uscito, almeno a caldo dopo il voto. Quello che criticano sono proprio le salvaguardie perché secondo loro è proprio nei contesti familiari ed educativi come la scuola che si fa discriminazione. Ad esempio una scuola paritaria cattolica può decidere di non dare l’insegnamento a un insegnante gay, non perché gay, ma perché propone un modello che non è in armonia con quello formativo della scuola stessa. Le associazioni gay hanno invece contestato quell’emendamento perché ritengono che siano quei contesti a sviluppare l’omofobia.