Il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri, nel corso dell’incontro a Strasburgo con Thorbjorn Jagland, segretario generale del Consiglio d’Europa, ha presentato le misure previste dall’esecutivo per fare fronte all’emergenza carceri. Il Guardasigilli ha esposto i punti del provvedimento che punta a ridurre il sovraffollamento dei nostri penitenziari, come richiesto dalla Corte europea dei diritti umani. Tre sono i passaggi fondamentali. Il primo riguarda la riduzione dei flussi d’ingresso, adottando le misure alternative di pena previste dal nostro ordinamento (arresti domiciliari su tutti), oltre alla concessione della libertà anticipata. Poi l’istituzione della detenzione aperta, che permetterà ai detenuti di passare più ore fuori dalla cella, dove faranno ritorno essenzialmente per dormire. Infine, il potenziamento delle strutture con la creazione di spazi lavorativi. Il tutto sarà attivo entro fine mese, secondo il ministro. Ma il provvedimento basterà? Ilsussidiario.net lo ha chiesto a Patrizio Gonnella, presidente dell’Associazione Antigone, che si interessa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale.
Cosa ne pensa delle misure previste dal ministro Cancellieri?
Sono sicuramente significative e non hanno precedenti negli ultimi tempi: vanno nelle direzione giusta. Ma serbiamo la preoccupazione che il dibattito sulla questione Ligresti-Cancellieri porti ad un azzeramento dello spirito riformatorio che ha animato il provvedimento. Vediamo di sintetizzarlo: vi sono misure di natura legislativa e amministrativa…
Ci spieghi.
Tra le misure (preannunciate) di natura legislativa più significative troviamo innanzitutto quella – molto importante – sulla leggi per le droghe: si prevede infatti che per un fatto di lieve entità ci sia una fattispecie autonoma di reato e non si venga così trattati alla pari di chi spaccia chili e chili di droga. In questo modo ci sarà un impatto penale ridimensionato. Una seconda misura normativa riguarda l’estensione della libertà anticipata.
In concreto, cosa cambia?
Oggi per chi si comporta bene c’è un premio di 45 giorni di sconto sulla pena a semestre che, stando a quanto detto, verrà portato a 60 e con un’efficacia retroattiva nel tempo. Tutto ciò avrà un impatto in termini di deflazione carceraria.
Poi?
Si prevede anche la stabilizzazione di quella norma presente nella precedente legge (Severino) sulla detenzione domiciliare per chi deve scontare gli ultimi 18 mesi di pena; si trattava di una misura che andava a scadere il 31 dicembre 2013 e che in questo modo diventa formula di sistema.
Mentre per quanto concerne l’aspetto amministrativo?
Iniziamo con il dire che si tratta di misure che si possono fare senza decreto legge e quindi immediatamente con atto dello stesso ministro; c’è l’intento di migliorare la qualità della vita interna alle carceri.
In che modo?
Oggi i detenuti sono costretti all’ozio forzato in cella per quasi tutto il giorno. Ora si vuole dar loro l’opportunità di stare all’aria aperta fino a otto ore. In tanti penitenziari questo è già avvenuto, ponendosi ora l’obbiettivo che nell’80% circa delle nostre carceri sia data questa possibilità di trascorrere tempo utile fuori dalla cella. E c’è dell’altro. Si inizieranno ad individuare aree polifunzionali all’interno delle prigioni, dove i detenuti possano impiegare queste 8 ore utilmente: a partire dalla attività sportive, a quelle della condivisione di una vita comunitaria, passando per l’istituzione di spazi lavorativi.
Insomma, il suo è un giudizio positivo.
Mi sembra che si tratti di misure che vanno in netta controtendenza rispetto a molti provvedimenti normativi e prassi amministrative che ci sono stati nei quindici anni precedenti. Vedremo se queste cose verranno fatte, noi le monitoreremo…
Qualche lacuna è rimasta?
Secondo me sì, sono misure ancora insufficienti per far sì che il nostro sistema penitenziario sia un sistema nel quale tutti i detenuti sono trattati in egual modo. Ma è indubbio che questo provvedimento (che deve ancora essere approvato) miri a ridurre sensibilmente il numero dei detenuti in un tempo medio – non nell’immediatezza come in un provvedimento di clemenza –, aiutando a migliorare non poco la qualità di vita nelle carceri.
In poche parole: risolverebbe molto cose, ma?
Ci sono tante altre questioni che non spettano al ministro della Giustizia, ma che dipendono dalla Regioni, soprattutto per quanto riguarda la salute all’interno dei penitenziari. Questo è un tema centrale che dipende dal modo in cui le Regioni fanno funzionare, attraverso le proprie Asl, i dipartimenti interni alle prigioni. E mi riferisco poi, oltre all’offerta di salute, anche alle politiche per il lavoro e agli sgravi fiscali previsti per le cooperative interne.
Quindi ce n’è ancora da fare.
Le intenzioni sono buone, ma ci sono tante cose ancora da fare e ci vorrà tempo. Il punto è avere una disponibilità politica-cultrale (ed economica) per fare davvero le cose annunciate, oltre al mettere la questione carceraria al centro del dibattito politico, come hanno detto il Presidente della Repubblica e il Papa. Io spero che a partire da oggi il dibattito non regredisca, ritornando in secondo piano.
(Fabio Franchini)