Giovanni Ladu, 56 anni, ex sottufficiale della Guardia di Finanza, è stato inquisito per calunnia e perquisito per avere affermato che lo Stato italiano sapeva dove si trovava Moro al momento del sequestro. Per l’ex Fiamma Gialla le istituzioni decisero deliberatamente di non fare nulla e di lasciare morire lo statista. Ladu sarebbe venuto a conoscenza di particolari riservati sul caso Moro nell’aprile-maggio 1978, quando aveva incominciato da pochi giorni il servizio di leva obbligatorio. All’epoca era ministro dell’Interno Francesco Cossiga, in seguito capo di Stato dal 1985 al 1992. Come sottolinea Giuseppe Cossiga, ex sottosegretario all’Interno e figlio dell’ex presidente della Repubblica, “più che processato per calunnia, il sottufficiale Giovanni Ladu andrebbe sottoposto al Trattamento Sanitario Obbligatorio”.
Perché ritiene che le accuse di Ladu non abbiano alcun fondamento?
Il fatto che un ragazzo che era appena entrato nel servizio di leva obbligatorio alla Guardia di Finanza immagini di sapere cose di questa portata è già di per sé al di fuori di ogni logica. Mio padre Francesco non è morto da molto, e lo stesso si può dire per altri protagonisti di quegli anni come Giulio Andreotti, ma parlare del caso Moro è già ritornato di moda. Sono già state pubblicate numerose storie, ci sono state persino delle iniziative parlamentari e commissioni d’inchiesta.
Da dove nascono quindi queste nuove accuse?
Evidentemente in questo Paese bisogna sempre cercare di creare altri casi, di parlare di complotti, o di chissà quali altri eventi fantasiosi. Moro andrebbe commemorato in ben altri modi. Il mio modo personale di ricordarlo è che quando morì a mio padre vennero i capelli bianchi. C’è una voglia di dietrologie e di complotti, di sostenere che fu ammazzato dagli americani, e ci manca soltanto che qualcuno leghi l’omicidio di Moro ai fatti di Ustica. Di solito noi familiari siamo chiamati soltanto in relazione a strani complotti di cui mio padre Francesco avrebbe dovuto essere a conoscenza.
Non le sembra che nella vicenda Moro ci sia sempre stato qualcosa di misterioso?
Sul caso Moro ci sono state diverse teorie strane, l’ex presidente del consiglio Romano Prodi è arrivato a raccontare di avere saputo nel corso di una seduta spiritica dove si trovava il leader Dc sequestrato. Per non parlare del falso comunicato in cui si affermò che il cadavere di Moro sarebbe stato gettato nel Lago della Duchessa. Non sapremo mai fino a che punto tutte queste storie abbiano un fondo di verità, o se finiscano per diventare realtà solo dopo essere state pubblicate dai giornali come la notizia sui coccodrilli bianchi nelle fogne di New York. Non sono un appassionato di misteri, ma per quanto riguarda il caso Moro mi sembra che con la volontà di inventarsi storie di ogni tipo si sia superato ogni limite.
Secondo lei quindi non dobbiamo aspettaci nuove scoperte sulla vicenda di Moro?
La verità sul caso Moro è molto semplice. C’era un gruppo di terroristi che aveva una visione del mondo completamente avulsa dalla realtà, e che ha pensato di scambiare la vita di un uomo politico importante in cambio di determinate concessioni da parte dello Stato. Di fronte all’impossibilità a trattare, le Brigate Rosse non hanno potuto fare a meno di uccidere Moro perché come già accadde al Re di Francia, Luigi XVI, si voleva una vittima illustre per sancire il trionfo della rivoluzione. Tutta la discussione sulla mancata trattativa con le BR appartiene ormai solo alla cronaca politica di quell’epoca.
Gli Stati Uniti avevano interesse a liberarsi di Moro?
Steve Pieczenik, che nel 1978 era consulente del Dipartimento di Stato americano in materia di terrorismo, ha raccontato che l’interesse Usa era quello di liberarsi dello statista Dc. E’ possibile che nell’Ambasciata americana a Roma ci fosse qualche pazzo il quale pensava che levando di mezzo Moro il pericolo del comunismo in Europa sarebbe diminuito. Di pazzi ce ne sono un po’ ovunque, ma questo non vuol dire che da queste fantasie deliranti si sia passati all’azione, come invece purtroppo hanno fatto le BR.
Qual è dunque la verità?
La verità è che se si racconta che a uccidere Moro sono stati gli extraterrestri non ci crede nessuno, se invece si dice che è stato un piano della Cia si ha molto più presa. Temo che la realtà sia più semplice, anche se il risultato non è stato meno tragico. La verità sul caso Moro è che qualcuno è morto, punto e basta.
(Pietro Vernizzi)