E’ come se D’Alema lasciasse il Pd. Il mondo della magistratura è scosso da un evento, nel suo piccolo, storico: Gian Carlo Caselli, procuratore capo di Torino, si è dimesso da Magistratura democratica, la corrente più progressista e di sinistra dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm). Pare che il suo gesto dipenda dalla decisione della corrente, che aveva contribuito a fondare, di pubblicare sull’agenda 2014 un articolo di Erri De Luca nel quale lo scrittore descrive gli anni di piombo in termini apologetici: “Si consumò una guerra civile a bassa intensità ma con migliaia di detenuti politici. Una parte di noi si specializzò in agguati e in clandestinità. Ci furono azioni micidiali e clamorose ma senza futuro…“. Erri De Luca, capo del servizio d’ordine di Lotta Continua negli Anni 70, ha pure di recente espresso solidarietà nei confronti del movimento No Tav, confessando di aver preso parte ai blocchi stradali e alle iniziative di sabotaggio. Si dà il caso che Caselli sia stato in prima linea nella lotta al terrorismo italiano e lo sia nella lotta alle manifestazioni di violenza dei No Tav, dai quali si è pure beccato del mafioso (nonostante sia stato pure in prima linea nella lotta alla mafia). Oreste Dominioni, professore ordinario di Diritto penale nell’Università di Milano, sostiene che Caselli (che non ha voluto rivelare le sue ragioni alla stampa) potrebbe aver agito anche per ragioni politiche.



Secondo lei, perché Caselli ha lascito Md?

Evidentemente, si tratta anzitutto della manifestazione di un giudizio contrario alla posizione assunta dalla corrente che, ospitando quella lettera, ha avvallato gli atteggiamenti negativi che i No Tav hanno avuto non tanto nei suoi confronti quanto nei confronti della sua funzione giudiziaria. Non dimentichiamo, infatti, che l’ufficio di Caselli sta dando un indirizzo deciso nel contrastare la violenza di questi movimenti.



Non crede che ci possano essere ragioni di natura personale?

Non ho elementi per dirlo, ma non mi sembra. Casomai, vi è un ulteriore ragione di natura politica. Nei diversi schieramenti della magistratura, come in Magistratura democratica, infatti, si assiste ad una generale riposizionamento rispetto alle tradizionali prospettive culturali.

Ci spieghi.

Par di capire che all’interno della corrente sia in corso una parziale modifica della posizione fin qui assunta in merito alla politica giudiziaria e, in particolare, all’ipotesi di riforma dell’ordinamento giudiziario. Storicamente, Md è sempre stata contraria per principio a provvedimenti volti a introdurre la separazione della carriere di giudici e pubblici ministeri, o a trasformare il Csm in un istituto terzo rispetto magistratura, con effettivi poteri di controllo. Oggi, invece, vi è un atteggiamento leggermente più disponibile ad ipotesi di questo tipo. Caselli, a tali aperture è sempre stato decisamente contrario, spendendosi piuttosto per il mantenimento della magistratura in una forma che, un tempo, si sarebbe definito “corpo separato”.



Ovvero?

Si tratta di un espressione in voga decenni fa per definire quelle istituzioni che si ritenevano del tutto autosufficienti, in grado di prescindere da un rapporto con le altre istituzioni e con il resto della società.

 

Ha pesato anche il rapporto tra magistratura e politica?

Indubbiamente. In tal senso, val pena ricordare un precedente molto importante, che ha visto protagonisti Luciano Violante e Caselli. Il primo, nel suo libro Magistrati, espose una tesi fortemente contraddetta dal secondo: l’ex presidente della Camera aveva denunciato come, in più occasioni, la sinistra avesse assunto con la magistratura un rapporto di subalternità. Caselli contrastò sempre tale tesi.

 

L’abbandono di Caselli ha un portata paragonabile a quella di un D’Alema che lascia il Pd. Che effetto sortirà su Md?

Vede, il parallelismo con D’Alema, o con altri dirigenti del Pd, in realtà è inappropriato; l’ex premier, infatti, conserva pur sempre un ruolo non indifferente all’interno del partito. All’interno della magistratura associata, invece, le dirigenze sono profondamente cambiate nel tempo e hanno saputo istituzionalmente rivoluzionarsi.

 

Per inciso, che senso hanno le correnti all’interno di un organo costituzionale?

La magistratura afferma che le correnti sono espressione delle differenti sensibilità culturali e che, quindi, rappresentano importanti canali per il confronto e il dibattito interno. A questo, si sono aggiunte non solo una funzione sindacale, ma anche una funzione politica esercitata attraverso una presenza molto attiva e numericamente significativa nelle istituzioni. Mi riferisco al fenomeno dei fuori ruolo: numerosi magistrati ordinari spesso diventano capi gabinetto o capi dipartimento dei vari ministeri. 

 

(Paolo Nessi)

Vede, il parallelismo con D’Alema, o con altri dirigenti del Pd, in realtà è inappropriato; l’ex premier, infatti, conserva pur sempre un ruolo non indifferente all’interno del partito. All’interno della magistratura associata, invece, le dirigenze sono profondamente cambiate nel tempo e hanno saputo istituzionalmente rivoluzionarsi.

Per inciso, che senso hanno le correnti all’interno di un organo costituzionale?

La magistratura afferma che le correnti sono espressione delle differenti sensibilità culturali e che, quindi, rappresentano importanti canali per il confronto e il dibattito interno. A questo, si sono aggiunte non solo una funzione sindacale, ma anche una funzione politica esercitata attraverso una presenza molto attiva a numericamente significativa nelle istituzioni. Mi riferisco al fenomeno dei fuori ruolo: numerosi magistrati ordinari spesso diventano capi gabinetto o capi dipartimento dei vari ministeri. 

 

(Paolo Nessi)