Pubblichiamo un messaggio di L., arrivato ieri durante la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare.

“Ho perso il lavoro due anni fa, e per la mia età non riesco a trovare nulla. Meno male che ho avuto una buona liquidazione, che sto centellinando sperando di trovare qualcosa, qualsiasi cosa. Il dramma è che sono sola, non ho nessuno che pensi a me, ma è anche una fortuna, perché così sarò l’unica ad avere problemi, ma me la vedrò con me stessa.
Eppure oggi ho fatto un carrello di spesa al supermercato, ho speso 89 euro. Parola mia, non ricordo quanto tempo è che non spendo una cifra per me così alta! Ma non ci ho pensato un attimo, non ho fatto i conti, non mi sono chiesta quanto stavo spendendo, pensavo solo a questo, al fatto che stamattina ho scritto nella mia bacheca di Facebook per ricordare a tutti che ognuno di noi ha un appuntamento importante oggi.
Oggi è il giorno del Banco Alimentare. Il giorno in cui non facciamo la carità ma la dignità. In cui possiamo togliere la fame, specialmente ai bambini. Quella fame che insegna la disperazione, la cattiveria, la disonestà per necessità. Che umilia.
Abbiamo in mano il potere. Di dare tregua. Di calmare i pensieri. Di riconciliare il corpo con la mente e il cuore. Di salvare qualcuno senza saperlo.
Non vogliono soldi, non sai dove vanno a finire i soldi. Chiedono cibo. Nemmeno quello costoso, ma che sia saziante, nutriente, che tolga la rabbia dallo stomaco e dalla testa.
È un giorno che mi è molto caro. Un giorno utile. Un giorno in cui i soldi hanno un altro valore. Un giorno da vivere.
Ora, io vi scrivo perché vorrei dirvi grazie. Grazie per l’uso che farete della mia spesa. Grazie per aver accolto quello che ho potuto dare e per portarlo a chi ne ha bisogno.
La serietà del vostro impegno va ben oltre al voler fare la gara a chi ha dato, i valori da far passare sono l’umanità, il prendersi cura, l’accorgersi, a ogni pasto, che possiamo mangiare. Sembra invece che il consumismo lo abbia fatto passare come una cosa scontata, e tutti i messaggi che arrivano dai Paesi esteri sulla fame nel mondo (senza nulla togliere loro) ci allontanano dal guardare con occhi veri il vicino di casa. I suoi occhi bassi, i vestiti lisi, il non uscire per vergogna a volte. I bambini che non possono fare le gite di classe perché non ci sono i soldi per le spese.
Se non creiamo qui i veri valori, chi saranno i prossimi che si prenderanno cura dei più deboli?
Non è il mio nome che conta, ma il messaggio, e se ha colpito voi, attraverso di voi spero che aiuti tante persone a ritrovare le emozioni che dà il non aver paura guardare qualcuno con un sorriso, senza la vergogna di dare e di ricevere.
In un mondo che va a rotoli, sapere che ci sono persone che non perdono la dignità dei valori della vita, è una forza in più per sperare e non sentirmi sola.
Che la stanchezza di noi tutti si tramuti nella pace soddisfatta di chi sa che ha fatto qualcosa di buono. Grazie davvero”.



L. 

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