Torino, Roma e cento altre città, oggi giornata impegnativa per le forze dell’ordine. Il movimento dei forconi è un’altra realtà che è nata come conseguenza della crisi del sistema politico italiano. Si pone a fianco del Movimento 5 Stelle di Grillo, e di altre espressioni totalizzanti, il cui grido è simile: via tutti! La rivoluzione del 9 dicembre, proclamata dal Coordinamento Nazionale per la Rivoluzione, è in atto nelle piazze. Umberto Calvenzani afferma che si dice no a partiti e sindacati, no alla violenza, ma con la chiara intenzione di dire basta al governo.



Si chiama la rivoluzione dei cittadini. Ci sono gruppi sociali che hanno da sempre la vocazione a questa rivoluzione totale. Gli ultrà degli stadi di calcio adorano queste forme di lotta. I disoccupati organizzati di Napoli hanno una tradizione ventennale, assomigliano alle illegalità della terra dei fuochi e partecipano ad ogni forma di rottura con le istituzioni, erano presenti anche al comizio di Berlusconi il giorno della sua esclusione dal Senato. Ci sono i comitati inquilini dediti alla occupazione delle case. Ci sono i centri sociali più duri, quelli che ora considerano il rifiuto della società un compito che non è più di sinistra o di destra, ma unica via.



Ecco cosa è accaduto mentre in Italia si rendeva potere indiscutibile una casta privilegiata di politici autonominati dalle segreterie di partito, che hanno succhiato risorse per l’autofinanziamento mentre non facevano nulla per le riforme. E’ accaduto che le sofferenze della povera gente sono rimaste senza rappresentanza, si sono aggravate, e la speranza di risollevarsi è stata annientata. Uno spazio enorme di opinione che vede in azione cento nuovi gruppi alla caccia delle porte da abbattere per penetrare nei luoghi del potere, e “cambiare tutto”. I bisogni veri di tanti sono così diffusi che si vedono anche forme di solidarietà verso i manifestanti. In alcuni casi persino i poliziotti si sono tolti il casco per far vedere che erano partecipi di quelle esigenze, lavoro e ripresa economica. Ma le azioni dei rivoluzionari autoconvocati sono diverse.



Bombe carta sui poliziotti, sassaiole, volti mascherati, blocchi stradali, chiedono la caduta del Governo Letta. Hanno scelto di diventare un fattore di rottura del sistema Italia. Cavalcano il malessere facendolo diventarte una forma di potere. C’è anche qualcun altro che chiede la caduta dell’esecutivo: Berlusconi, che vuole le elezioni subito per risorgere dopo la sconfitta. Intanto Matteo Salvini è diventato segretario nazionale della Lega Nord, dichiarando subito che la loro lotta è contro l’Europa e la moneta unica.

Una cosa unifica tutte queste opposizioni: l’irrealismo delle proposte, compreso Berlusconi, che alle elezioni subito ci vuol portare pur sapendo che la sinistra si presenta al meglio del suo volto e che vincerà. Ma Berlusconi conta sul fatto che il popolo ribelle e i moti rivoluzionarti troveranno in lui la via del consenso e della partecipazione. Credo che questa prospettiva sia immaginabile da quella mafia che ha portato l’attacco al cuore dello Stato con la serie di attentati del 1993. Allora arrivarono anche alla trattativa Stato-Mafia, ma ci arrivarono solo per non cambiare nulla. Perché questo è il vero disegno strategico delle posizioni irrazionali: impedire l’uscita dalla illegalità diffusa. Questa è l’Italia che ha una quota del 25% di sommerso nell’economia. Che ha quote enormi di evasori totali e di forme di vita malavitose. Tutta questa Italia è convocata dalla rivoluzione della protesta dei poveri e dei disoccupati.

Guai a sbagliarsi in questo contesto, non date aria alla irrazionalità. Le giuste lotte si distinguono per il fatto che il senso del sacrificio si dimostra nella continua ricerca della trattativa e dunque del trovare buone risposte alle rivendicazioni. A questi offriamo solidarietà e sostegno. Questi movimenti giusti e responsabili sono consapevoli che se il Governo cade e si va alle elezioni, il Paese precipita in un maggiore caos e nessuno risponderà ai problemi delle persone bisognose. Per questo non vogliono diventare opposizione di sistema. Come invece accade con questa rivoluzione dei forconi. Sia ben chiaro, si tratta di ricostruire la politica generando i rappresentanti disposti a servire il popolo. Dunque serve una riforma elettorale che inizi a rimettere in piedi un sistema di rappresentanza democratica. Le fughe in avanti disfattiste vogliono impedire questa ricostruzione.