Il Movimento del Forconi ha paralizzato diverse città italiane. Picchetti e traffico in tilt in tutto il Paese. La protesta e i presidi contro le tasse e contro il governo continua. Danilo Calvani, uno dei coordinatori annuncia battaglia: “Oggi decideremo come portare avanti la nostra mobilitazione. Se i politici non andranno a casa e domani sarà votata la fiducia al governo Letta, ci sarà un’azione eclatante non violenta a Roma e forse in altre città: non ci arrendiamo”. Beppe Grillo ha appoggiato la loro protesta e con una lettera inviata al comandante generale dei carabinieri (Leonardo Gallitelli), al capo della polizia (Alessandro Pansa) e al capo di Stato Maggiore dell’esercito (Carlo Graziano), il leader penta stellato ha di fatto chiesto alla forze dell’ordine di non proteggere più i politici: “Vi chiedo di non proteggere più questa casta politica che ha portato l’Italia allo sfacelo, di non scortarli con le loro macchine blu, di non schierarsi davanti ai palazzi del potere infanganti dalla corruzione e dal malaffare”. È eversione? Per analizzare la vicenda e il progetto (eversivo?) del capo del Movimento 5 Stelle, abbiamo contattato Luca Casarini, attivista italiano noto per essere stato uno dei leader del movimento No-Global
Innanzitutto un commento sulla protesta dei Forconi.
Una premessa: il quadro del nostro Paese è macchiato da problemi strutturali di lungo corso. In primis la tassazione troppo alta sul lavoro in tutte le sue forme, sia dipendente che autonomo. Poi una pressione fiscale insostenibile determinata da una politica del debito che andrebbe rinegoziata a livello europeo. Ciò genera proteste di tutti tipi.
Intanto, in piazza…
Per venire alle proteste di questi giorni, penso che non si possa eludere il fatto che questa rivolta, a differenza della prima versione che ci fu in precedenza, abbia caratteristiche ben precise, come si vede in altre parti d’Europa.
Quali sono queste caratteristiche?
Si tratta di populismo e nazionalismo. Insomma, è una rivolta di destra. Quello che protesta è un blocco sociale di destra. Viene condotta da una composizione come la Life (o quella degli autotrasportatori) che non mi sembra proprio un’aggregazione di sinistra e progressista. È inutile nasconderci dietro un dito.
Vi vede dei casi analoghi in Europa?
È un qualcosa che abbiamo già visto in Grecia e in tante altre parti d’Europa. È un esempio, o meglio una conseguenza di quello che può succedere nel momento in cui, nel mezzo di una crisi, la politica non riesce a dare prospettive d’uscita. Questo è un campanello d’allarme per tutti.
Cosa la preoccupa?
La soluzione prospettata da queste piazza è quella dell’ “uomo forte”. Chiedono che tutti i politici si dimettano e che venga posto al capo del governo un generale. Quindi, questa situazione è molto pericolosa perché non offre altro. Ciò comunque non vuol dire che non ci siano dei problemi e delle emergenze strutturali che vanno affrontate cercando, però, un’alternativa.
Queste piazze dunque non possono esserlo?
Certo che no. Non offrono alcuna alternativa, bensì solo una dinamica anti sistema e anti europeista. Ripeto, la loro soluzione vira a destra verso l’autoritarismo nazionale. Pensiamo ad Alba Dorata in Grecia, tanto per fare un esempio…
Grillo ha appoggiato la protesta.
Grillo ci sguazza e ci sguazza Casa Pound… e anche Fratelli d’Italia potrebbe cogliere l’occasione. Credo che sia molto pericoloso. Ribadisco: va affrontato il tema della crisi in termini di alternativa vera. È questo il nodo: se non c’è alternativa, lo scenario è questo.
Grillo con una lettera indirizzata ai vertici dei carabinieri, della polizia e dell’esercito ha invitato le forze dell’ordine a non difendere più questa classe politica. Eversione?
No no, questa non è eversione: è semplicemente marketing politico. Grillo ha già dato modo di far capire che soffia sul fuoco, ma poi sarà il primo pompiere. Grillo punta solamente ad accaparrarsi un sacco di voti per le Europee ed eventualmente per le future politiche, andando dove tira il vento di questo magma destroide informe. Ecco, Grillo si pone come il leader di queste istanze. Ma ripeto: è solo marketing politico. Non c’è nessun disegno eversivo dietro. Diverso il discorso per Casa Pound.
Ovvero?
Naturalmente stiamo parlando di una bassissima minoranza e quindi non desta troppe preoccupazioni, ma è molto più pericolosa: loro fanno sul serio. Grillo è uno che vuole i voti. Attacca la classe politica e ha 148 parlamentari. Da questo punto di vista mi ricorda molto la Lega.
In che senso?
Pensiamo a “Roma Ladrona” e alla frase di Bossi sui proiettili per i magistrati che costavano poche lire. Mi sembra che dopo si sono accomodati molto bene a Roma, tutti quanti.
Quindi Grillo non sarebbe eversivo…
Non mi sembra un rivoluzionario. Certo, enfatizza il sentimento diffuso di malcontento causato dalla crisi e soffia sul fuoco mettendo a rischio la situazione democratica. Il leader del Movimento 5 Stelle punta a rappresentare questo blocco sociale di destra. Lui prospetta una soluzione alla crisi restringendo le libertà democratiche.
Grillo dunque no. Se non lui, chi è eversivo in Italia?
Beh, da un certo punto di vista sono tutti eversivi, a parole. Ancora, la Lega ha costruito su parole eversive la propria fortuna politica. Pensiamo a cosa dicono del ministro Kyenge, pensiamo a come parlano delle religioni, dei diritti. Viviamo in un Paese dove la classe politica ha fatto dell’eversione, in termini verbali, il proprio modo di fare politica per bucare lo schermo e raggiungere i cittadini-elettori. Manca un’ultimo tassello.
A che cosa allude?
Vedrete come Grillo e i suoi se la prenderanno presto con gli immigrati. Il tricolore diventerà un elemento dominante della sua campagna per mettere gli italiani contro gli immigrati. E sono cose che abbiamo già visto in Italia e anche in Europa. Guardiamo all’Ungheria e alla Francia, dove Marine Le Pen (leader del Fronte Nazionale, ndr) è data vincente alle Europee.
A chi spetterebbe il compito di cercare di dare vita a qualcosa di costruttivo, incanalando l’onda di protesta, senza farla degenerare?
Il nodo è che le forze democratiche devono trovare delle soluzioni. La prima è quella di trovare una reale alternativa alla crisi, mentre la seconda è quella di inseguire la destra, proprio come sta facendo Hollande che ha fatto diventare di destra la sinistra dal punto di vista culturale, delle scelte economiche e così via. Insomma, la crisi sta producendo questi effetti in quanto non vi è una risposta politica di alternativa vera.
Quale soluzione dunque?
Una sinergia tra tutti i movimenti e i partiti che credono veramente che sia necessario cambiare. Il movimento del Forconi è il frutto della mancanza di movimenti forti nel nostro Paese: si coagulano forze spurie attorno a queste “facili solizioni”. E si vede lontano un miglio che sono realtà più vicine al qualunquismo e alla destra populista che a una rivoluzione.
Quindi?
Il vero problema è che c’è bisogno di movimenti che vogliono il cambiamento, cioè l’uscita dalla crisi, migliorando la situazione per tutti, che vogliono parlare di Europa, cambiandola, e non sottostare ai dettami della Banca Centrale controllata dalla Germania. La risposta sta sempre nella società, ma in alcuni momenti la società esprime anche “schifezza” e questo potrebbe essere uno quei momenti (pericolosi).
In senso più generale secondo lei a cosa stiamo assistendo?
Siamo in presenza di una risposta privata contro lo Stato. Noi dobbiamo cercare invece una risposta comune contro uno Stato che è oppressivo. Qui abbiamo l’individualismo proprietario che si organizza e che si scaglia contro il Paese, senza offrire una reale soluzione.
(Fabio Franchini)