Assieme al decreto carceri, il governo ha dato l’ok ad un disegno di legge delega per rendere più efficiente la giustizia civile. L’obiettivo è quello di abbattere gli imponenti arretrati attraverso sentenze più brevi e processi più snelli. La nuova normativa conferirà al giudice «il potere di disporre, quando si tratta di causa semplice, il passaggio dal rito ordinario di cognizione al più snello rito sommario di cognizione». Potrà, inoltre, pronunciarsi sulle controversie tra privati, in primo grado, emanando esclusivamente un dispositivo allegato alla semplice indicazione dei fatti e delle norme sulla quale la decisione di fonda. Ciò significa che le parti potranno disporre della motivazione estesa (ai fini del ricorso al grado successivo) esclusivamente se lo chiederanno. In tal caso, dovranno versare in anticipo una quota del contributo unificato prevista. Rimuovere l’automatismo della motivazione ridurrà notevolmente i tempi del procedimento, dato che essa ne richiede parecchio per essere estesa e solamente il 20 per cento delle sentenze di primo grado vengono impugnate, mentre il 77 per cento, in appello, sono confermate. Il ddl, inoltre, consente al giudice di appello che conferma il grado precedente di richiamare la motivazione del giudice di primo grado. Le controversie, laddove non riguardino diritti indisponibili, potranno, poi, essere sempre più spesso trattate dal giudice monocratico, e non in composizione collegiale. Contestualmente, infine, l’attività degli avvocati difensori viene valorizzata mentre sarà consentito «agli ufficiali giudiziari di ricercare i beni da pignorare con modalità telematiche interrogando banche dati, ivi compresa l’anagrafe tributaria».