Cambiano i nomi, ma non cambia la sostanza. La nuova tassa – che sostituisce la Trise – si chiamerà Iuc: imposta unica comunale. La tassa non verrà applicata alla prima casa, con l’eccezione degli immobili di lusso. Il nuovo tributo sarà diviso in due parti: la prima è relativa alla raccolta dei rifiuti, mente la seconda riguarda i servizi indivisibili. La Iuc – che si compone di Imu (Imposta municipale unica), Tari (Tributo per la raccolta dei rifiuti) e Tasi (Tassa sui servizi comunali, trasporti e illuminazione per esempio) – potrebbe costare ai cittadini più della vecchia e tanto discussa Imu. Come detto, le prime case, con l’eccezione di case di lusso, ville e castelli (rientranti nelle categorie catastali A1, A8 e A9) non pagano l’Imu, ma devono versare la Tari, calcolata sui metri quadri dell’immobile o su rifiuti prodotti, e la Tasi. Per quanto riguarda proprio la Tasi, l’aliquota base della è stata fissata all’uno per mille, ma i Comuni possono aumentarla fino (al 2,5 per mille) o diminuirla e persino ad azzerarla con uno stanziamento di 500 milioni di euro previsto dalla Legge di Stabilità. La Tasi deve essere pagata sia dal possessore sia dall’utilizzatore dell’immobile, ovvero l’inquilino che dovrà dunque versare un importo compreso tra il 10% e il 30% a seconda di quanto deciso dal proprio comune. A differenza dell’Imu, le detrazioni non vengono calcolate sulla base del numero dei figli, bensì sul grado di utilizzo dei servizi comunali: pagherà meno chi rimane all’estero per più di sei mesi, chi vive da solo o chi rimane nella sua casa al mare (per esempio) per pochi mesi. Quando pagare? 16 gennaio 16 aprile, 16 luglio e 16 ottobre. L’introduzione della Iuc fa discutere e secondo l’Anci (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) non garantisce la copertura integrale del gettito arrivato in passato da Imu e Tares. Gli introiti risultano quasi dimezzati. Questa la nota scritta dell’Ufficio di presidenza dell’Anci: “L’Anci esprime la propria profonda contrarietà alla Legge di stabilità in sede di approvazione in Parlamento che configura, in particolare sulla Iuc, una secca e inaccettabile riduzione delle risorse a disposizione dei comuni con gravi e inevitabili conseguenze sull’erogazione dei servizi ai cittadini e sulle condizioni di vita di milioni di persone e di famiglie”. E conclude: “Questo esito è tanto più grave perché contraddice di 180 gradi l’impegno assunto formalmente dal governo negli incontri del 7 e del 28 agosto a non ridurre ulteriormente nel 2014 le risorse per i comuni dopo che dal 2007 gli enti locali italiani hanno subito continui e pesanti tagli alle loro risorse”.



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