Nel lungo elenco di Santi celebrati il 19 dicembre, spicca la figura di Sant’Anastasio I. Secondo il Liber Pontificalis, Anastasio avrebbe origini romane e il padre si sarebbe chiamato Massimo. Sarebbe stato Anastasio  a promuovere l’edificazione, a Roma, della basilica Crescenziana. Dedicò grande energia nell’opera di contrasto verso il donatismo, un movimento (considerato eretico in un secondo momento) nato nelle provincie settentrionali dell’Africa intorno alle idee di Donato di Case Nere, vescovo di Numidia. Il donatismo si fondava su una netta e implacabile condanna verso quei vescovi che non avevano mostrato la massima intransigenza nella lotta contro Diocleziano, decidendo infine la consegna dei libri sacri ai magistrati di Roma. Le persecuzioni cui erano stati sottoposti i cristiani avevano infatti spinto molti di loro all’apostasia, al fine di sottrarsi a conseguenze che potevano arrivare sino alla tortura e all’uccisione. Una volta passata la bufera molte di queste persone avevano chiesto di rientrare nell’alveo della Chiesa, scontrandosi però con chi non aveva perdonato il tradimento delle idee perpetrato in precedenza.  Lo stesso Anastasio fu chiamato a ratificare le decisioni del Concilio di Toledo, tenuto nel 400, nel corso del quale furono reintegrati nel loro ufficio tutti quei vescovi galiziani che avevano sconfessato Priscilliano. Lottò inoltre strenuamente contro l’arianesimo, la dottrina elaborata da Ario, un monaco e teologo, in base alla quale la natura divina di Gesùe ra considerata di livello inferiore a quella di Dio.



Anastasio viene indicato come strenuo difensore dei diritti del patriarcato d’occidente in Illiria. Ma la sua fama deriva soprattutto dalla severità dimostrata contro Rufino nel corso della controversia origenista. L’origenismo è la dottrina che riteneva preesistenti le anime dei viventi rispetto alla vera e propria nascita carnale. In più, per gli origenisti, nella sua infinita bontà Dio non avrebbe mai potuto accettare l’esistenza dell’inferno. Le idee origeniste furono sviluppate in seguito da Evagrio Pontico, trovando molti proseliti soprattutto nel movimento monastico dell’oriente. Nel corso del 399 i seguaci di San Gerolamo si adoperarono al fine di ottenere proprio da Anastasio una formale condanna di una dottrina reputata estremamente pericolosa per i destini della Chiesa. Quando anche il vescovo di Alessandria, Teofilo, decise di rivolgersi a lui con una serie di accorate missive, aderì all’invito e condannò quelle che furono indicate come blasfemie. Irritato dalla campagna in atto, Rufino, fece recapitare ad Anastasio una sua Apologia, al fine di cancellare ogni sospetto, ma il documento presentato non smosse Anastasio, che rimase sulle sue posizioni contrarie all’origenismo.

Anastasio strinse ottimi rapporti con San Paolino, che sarebbe poi diventato vescovo di Nola, nonostante l’avversità verso lo stesso dimostrata dal suo predecessore. Proprio per riparare ai torti che aveva subito, scrisse ai vescovi campani per rendere pubblico il suo elogio di San Paolino, che fu poi invitato a Roma, per la festa che avrebbe caratterizzato la sua consacrazione. Un evento estremamente importante (di solito riservato solo ai vescovi) che suonava come un vero e proprio privilegio accordato in qualità di riparazione. San Paolino fu costretto a non accettare l’invito, curandosi però di recare una lettera di scuse al Papa. Il suo pontificato durò solo due anni, dal 399 al 401, ma fu estremamente attivo e denso di avvenimenti. Il suo decesso avvenne il 19 dicembre del 401, data che venne dimostrata da Duchesne in suo commento al Liber Pontificalis. Sepolto sulla Portuense, il suo sepolcro fu posto tra le basiliche dei Santissimi Abdon e Sennen e quella di Santa Candida.

Una morte improvvisa che secondo San Gerolamo sarebbe stato un vero atto della Provvidenza. Va infatti ricordato che Roma sarebbe caduta solo nove anni dopo per mano di Alarico e la morte avrebbe perciò impedito ad Anastasio di essere testimone di questo funesto avvenimento. L’elogio in questione è contenuto all’interno del Martirologio Romano. Negli anni successivi, il suo culto sarebbe fiorito in maniera rapida e rigogliosa.