“La Corte costituzionale ha correttamente respinto la questione sulla procedibilità d’ufficio del reato di aborto colposo da parte dei medici, sollevata dal Tribunale di Treviso, confermando così che il diritto alla vita del feto è, almeno in termini processuali, indisponibile; non si può cioè lasciare la possibilità di sanzionare tale negligenza del medico alla decisione dei genitori, ma va punita procedendo d’ufficio”. Lo dichiara in una nota il prof. Alberto Gambino, ordinario di diritto civile e direttore del dipartimento di scienze umane dell’Università Europea di Roma. “Si tratta – spiega il giurista – di una scelta del legislatore che ha configurato l’aborto colposo come un reato autonomo, rispetto al quale vengono in rilievo, come ha ben evidenziato la Corte costituzionale, oltre all’integrità psicofisica della donna, anche gli interessi relativi alla protezione della maternità e alla tutela del concepito”.



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