Il 24 dicembre, vede anche San Metrobio nella folta schiera di coloro che vengono celebrati dalla Chiesa cattolica. Le sue reliquie sono conservate in una chiesa parrocchiale sita a Malesco, un centro dell’entroterra di Verbania, in Val Vigezzo, quella che è stata dedicata ai santi Pietro e Paolo. Il santo venerato nel comune Ossolano viene ricordato in particolare nel Martirologio Romano, nella sua penultima edizione, il quale lo colloca nella data del 24 dicembre, che è di conseguenza l’unica fonte agiografica che lo menziona, ponendolo a Tripoli insieme ad altri martiri come Druso, Zenobio, Luciano, Paolo e Teotimo. Una indicazione molto scarna, che lascia irrisolta tutta una serie di quesiti sulla sua figura e che permette di conoscere solo il luogo in cui sarebbe avvenuto il suo martirio. Un martirio che sarebbe avvenuto probabilmente nel corso di una delle ultime persecuzioni che l’autorità imperiale romana avrebbe ideato al fine di contrastare la sempre più evidente diffusione della fede cristiana nei territori controllati. La traslazione delle sue spoglie a Malesco, avvenne nel 1669, a seguito della richiesta fatta dagli abitanti del posto, al fine di poter avere il corpo di qualche martire da venerare, usanza in voga all’epoca e che aveva visto soddisfatte le richieste di altre località non solo della diocesi di Novara. Proprio Metrobio Saveriano fu quindi il prescelto e il suo corpo fu di conseguenza estratto dalle catacombe di Santa Priscilla, a Roma, ove aveva soggiornato sino a quel momento. Per far fronte all’oneroso trasferimento, le famiglie locali decisero di tassarsi per una cifra complessiva di 325 lire imperiali e lo stesso fu concesso grazie all’interessamento di Illuminato da Cosacia, un frate cappuccino che aveva conosciuto Malesco e apprezzato la fede dei suoi abitanti. I resti di Metrobio giunsero a destinazione quattro anni dopo, nel 1673, accolti da grande devozione. I motivi che spinsero ad attribuire proprio al martire orientale le spoglie sacre, vanno individuati soprattutto nella tendenza dell’epoca di recuperare corpi dalle catacombe romane inviandoli quindi a località sparse lungo tutta la penisola, anche se la stessa Chiesa cattolica aveva cercato di opporsi a questo modo di procedere, dando vita a procedure estremamente complesse, con una lunga serie di passaggi burocratici. 



Il tutto generò anche una certa confusione portando allo sdoppiamento delle reliquie interessate e a una serie di identificazioni che non avevano alcun appiglio. Nel caso di Metrobio, fu perciò necessario procedere a un attento esame delle fonti agiografiche e archeologiche, tale da rimettere a posto le cose e restituire allo stesso la vera identità.A dare sostanza a queste ricerche è stato in particolare un epitaffio, posto a sigillo del loculo in cui era custodito il suo corpo e tramandato da un’opera di Giovanni Battista Rossi di epigrafia cristiana. In base a essa, Metrobio sarebbe stato un giovane morto all’età di ventisette anni, per il quale non esistono prove di martirio diretto, né di una traslazione delle sue spoglie da Tripoli, la città in cui avrebbe appunto vissuto. Dati che non hanno comunque intaccato il fenomeno devozionale di cui è ancora oggi oggetto nella comunità ossolana e che ne hanno anzi aumentato la presa, proprio perché hanno consentito di dare una salda base storica alla sua esistenza. In base a quanto appurato, Metrobio avrebbe perciò fatto parte della comunità cristiana romana delle origini, condividendone le dure prove in un momento in cui esserne un componente metteva a chiaro rischio di persecuzioni che potevano arrivare alla perdita della propria vita.Per quanto concerne invece l’iconografia, va ricordato che Metrobio viene ritratto in una stampa risalente al 1723, in cui viene anche ricordato il presunto martirio di cui sarebbe stato oggetto. Inoltre, nell’urna che si trova all’interno dell’altare in marmo, che venne realizzato nel corso del 1900 su un progetto il quale era stato elaborato dall’architetto Molli, le sue spoglie godono del rivestimento che fu ricamato dalle suore Rosminiane. Un paramento da milite romano, composto da raso e velluto, il quale fu offerto da Rachele Salati in segno di profonda devozione.La comunità di Malesco festeggia San Metrobio nella prima domenica di agosto, una ricorrenza che ricorda in particolare il trasporto organizzato nel corso del 1900 al fine di intraprendere i lavori che avrebbero portato infine alla ristrutturazione della cappella.

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