Nel lungo elenco di santi celebrati nel giorno di Natale, il 25 dicembre, risulta di particolare rilievo la figura di Sant’Alberto Chmielowski. Nato a Igolomia, una località nei pressi di Cracovia, in Polonia, il 20 agosto del 1845, Fratel Alberto, al secolo Adamo Chmielowski, era il primo dei quattro figli di una famiglia di antica nobiltà. Inviato a Pietroburgo nella locale scuola dei cadetti, fu presto richiamato dalla madre, preoccupata dell’influsso negativo esercitato dalla educazione prettamente russa impartita nell’accademia. Inviato al ginnasio di Varsavia, rimase quindi orfano dei genitori e la sua educazione fu affidata alla zia paterna Petronela. Quando scoppiò l’insurrezione dei polacchi contro l’oppressione esercitata sul paese dalla Russia zarista, nel 1863, lo stesso Adamo, che studiava presso l’Istituto di Agricoltura di Pulawy, aderì con il grande entusiasmo dei suoi diciotto anni. Nel corso di un combattimento, tenuto nei dintorni di Melchow nel settembre dello stesso anno, rimase ferito seriamente e fu preso prigioniero dai russi. La conseguenza di questa ferita fu l’amputazione della gamba sinistra, condotta senza anestesia e affrontata con grande forza d’animo. L’interessamento dei parenti gli consentì di creare le condizioni per sfuggire al suo stato di prigionia e di rifugiarsi in esilio. La sua prima meta fu Parigi, dove studiò pittura, per poi passare a Gand, in Belgio, ove iniziò a frequentare ingegneria per poi tornare alle Belle Arti, stavolta a Monaco di Baviera. Il 1874, fu l’anno che vide Chmielowski tornare in Polonia, iniziando la sua metamorfosi spirituale che lo avrebbe infine condotto ad entrare nella Compagnia di Gesù, convinto che l’unico modo reale di servire Dio, era quello di consacrare il proprio talento al Signore. Entrato in qualità di fratello laico, dopo soli sei mesi fu però costretto ad abbandonare il noviziato a causa delle pessime condizioni di salute. Raggiunta Podolia, nella parte di Polonia assoggettata ai russi, andò ad abitare dai parenti che vi risiedevano ed entrò in contatto con il III Ordine di S. Francesco, iniziando a restaurare quadri nelle parrocchie della zona. Lasciata la Podolia, si diresse verso Cracovia, stabilendosi quindi presso i Padri Cappuccini, coi quali continuò l’attività artistica, unendola però a quella di assistenza ai poveri, cui destinò i proventi dei suoi lavori.Il suo afflato verso la parte più indigente della popolazione, fu ulteriormente rinsaldato dalle notizie di cui venne a conoscenza, tali da prefigurare una situazione del tutto tragica, che vedeva affollarsi i poveri nei dormitori pubblici della città. Una situazione per lui intollerabile, che lo spinse perciò a intensificare il suo operato e ad abbandonare ogni traccia di mondanità e di benessere materiale. Andò di conseguenza a condividere la vita della parte più disagiata della popolazione, nella quale vedeva con tutta evidenza l’unico vero modo di rispettare i valori cristiani cui si era consacrato.
Una data fondamentale in questa evoluzione è quella del 25 agosto 1887, quando Adamo decise di indossare un saio grigio e di prendere il nome di Fratel Alberto. Un anno più tardi, grazie al consenso del Cardinale Dunajewski, divenne terziario francescano e dette inizio ai Frati del Terzo Ordine di San Francesco, una congregazione dedita esclusivamente al servizio dei poveri. Dopo avere iniziato la gestione del dormitorio riservato agli uomini, lo stesso Fratel Alberto decise di assumere anche l’assistenza delle donne con un dormitorio pubblico a esse riservato. Inoltre fu varato un ramo femminile della congregazione a partire dal 1891, guidato da Suor Bernardyna Jabkonska.Le congregazioni da lui create, divennero il fulcro di una opera incessante dedicata ai diseredati, a tutti coloro che non avevano una vita dignitosa, per i quali furono varati ricoveri in grado di ospitarli, cercato lavoro di carattere artigianale, in modo da alleviare una condizione disperata. Il tutto portato avanti con una grandissima energia nonostante una invalidità derivante da una protesi rudimentale che non gli impedì comunque di viaggiare in lungo e in largo per il paese, al fine di allargare il suo raggio di azione e portare le sue strutture in tutti i luoghi ove ce n’era bisogno.
Agli originari dormitori, con il tempo aggiunse asili, orfanotrofi e nidi, ove chiunque, indipendentemente da nazionalità o credo religioso poteva essere accolto e accudito. Quando scoppiò la Prima Guerra Mondiale, Fratel Alberto decise di inviare le sue suore negli ospedali militari. Una opera grandiosa, testimoniata dalle ventuno case religiose create, con decine e decine di frati e suore messi a disposizione dei diseredati e di tutti coloro che in un determinato momento della loro vita potevano avere bisogno di aiuto.La sua morte avvenne nel 1916, quando fu colto da un tumore, allo stomaco, proprio nel giorno di Natale. Prima di morire, indicò ai suoi confratelli la Madonna di Czestochowa, chiedendo loro di considerarla sempre come la vera fondatrice di tutto. Conosciuto in Polonia come il Padre dei poveri, è paragonato per questo a San Francesco e ancora oggi i Fratelli e le Sorelle Albertine portano avanti in maniera incessante la sua opera, non solo in patria, ma anche in America Latina, negli Stati Uniti e in Italia. Nel giugno del 1983 è stato beatificato da Papa Giovanni Paolo II, a Cracovia, nel corso del suo secondo viaggio apostolico in terra polacca, mentre la sua proclamazione a santo è avvenuta ne novembre del 1989, stavolta a Roma.