“Non c’è alcuna prova di miglioramenti reali nei 36 pazienti in cura con il metodo Stamina agli Spedali Civili di Brescia”. È questa la sintesi – secondo la procura di Torino – dei dati delle cartelle cliniche nell’ambito dell’inchiesta contro Stamina. La “cura compassionevole”, secondo gli investigatori – oltre a non essere sottoposta a controlli scientifico – non porterebbe ad alcun tipo di miglioramento clinico per i pazienti (nonostante alcuni parenti avessero rilevato miglioramenti, almeno in un primo tempo). Sotto accuse le lacune nella compilazione dei quadri medici: diverse schede sono incomplete e non riportano notizie circa lo status dopo l’infusione. Nella maggior parte non vengono riportati gli eventuali effetti collaterali (e negli aggiornamenti più recenti, fermi al 25 novembre, non si registrano miglioramenti). Le accuse a Vannoni (e ai medici dell’ospedale bresciano) potrebbero aggravarsi: nel caso in cui arrivassero segnalazioni di decessi di pazienti, potrebbe spuntare l’omicidio colposo. I genitori dei bambini che hanno usufruito delle infusioni non ci stanno e hanno indetto una conferenza stampa per domani, sabato 28 dicembre, a Roma, alle 10.30 all’Hotel Nazionale. Nel corso dell’incontro con i giornalisti mostreranno pubblicamente i certificati che escludono effetti collaterali e che parlano, anzi, di arresto delle degenerazione delle patologia (e in qualche caso anche di piccoli progressi). Non mancheranno Marcello Villanova e Imma Florio – rispettivamente neurologo dell’ospedale Nigrisoli di Bologna e la pediatra della piccola Sofia – che chiedono “un confronto diretto che possa finalmente chiarire la realtà dei fatti e porre al centro della questione la tutela della dignità dei malati”. Non ci sarà invece Davide Vannoni che si difende dalle accuse: “Non ho truffato nessuno e mai preso un soldo. Continueremo la sperimentazione all’estero: abbiamo individuato una clinica a Capo Verde”.