L’appuntamento è per le tredici e trenta. Padre Gabriele arriva sul piazzale dell’Opera Marella con una piccola auto e apre il bagagliaio zeppo di sacchetti di viveri, che un ospite carica subito sul carrello. E’ infreddolito e indolenzito: come ogni giorno, ha passato tre ore seduto sul “cantone di Padre Marella” tenendo in mano il cappello che la gente ha riempito varie volte. E’ un importante contributo per l’opera che in Via del Lavoro a Bologna accoglie una settantina di ospiti per pranzo e cena e per la notte. Tutto viene dalla Provvidenza, con le offerte di strada o quelle che arrivano attraverso il periodico “Il cappello di Padre Marella” o attraverso donazioni e lasciti. Anche questo alto caseggiato, un grande “Pronto Soccorso Sociale”, unico in Italia e prezioso per una città come Bologna, punto di attrazione per tanti italiani e stranieri. Durante il pranzo Padre Gabriele (“Non comperiamo niente di cibo – mi dice – arriva tutto dagli esercizi commerciali”) si ravviva nel parlarmi di don Marella: “Sapienza, carità, umiltà”. All’inizio della sua vita di religioso antoniano, egli aveva chiesto ai superiori di poter occasionalmente aiutare don Marella che accoglieva orfani e poveri. Marella gli fece notare che “occorre perseveranza”, perché gli ospiti si affezionano come figli al padre. “Ho capito  – aggiunge – perché Padre Marella, dopo aver girato tante città d’Italia si è fermato a Bologna. A Bologna c’è una grande Università, ma mancava una cattedra: quel cantone dove il Padre cominciò a “far lezione di carità”, attirando il cuore dei bolognesi”. Padre Marella aveva iniziato ad accogliere i ragazzi nel suo luogo di origine, l’isola di Pellestrina nella laguna veneta, istruendoli con metodi nuovi. Varie traversie l’avevano poi condotto in alcune città d’Italia come insegnante di filosofia nei licei. A Bologna l’Opera ha varie sedi, dove lavorano persone regolarmente stipendiate e tanti volontari e collaboratori. Ogni giorno l’anziano Padre celebra due Messe, al mattino prima di uscire e alla sera, nella chiesetta qui accanto e nella chiesa di S. Lazzaro di Savena, dove è sepolto Padre Marella. “Ormai siamo in dirittura di arrivo, – dice – il Padre è stato dichiarato venerabile agli inizi del 2013; il miracolo richiesto per la beatificazione è già stato approvato in sede diocesana e la documentazione è ormai a Roma”.



Intanto c’è in serbo un altro straordinario miracolo, una guarigione dalla decadenza dell’Alzheimer, giudicata inspiegabile da decine di medici interpellati. La fama della santa carità di Marella permane, anzi si diffonde, a Bologna e altrove. Seguo il piccolo frate che mi accompagna in un breve giro negli ambienti della casa e tra le persone che lavorano, i volontari, gli ospiti. Nelle battute e nei brevi dialoghi vibra una intensa passione, una disponibilità schietta, un’apertura indomabile del cuore. Me ne accorgo io stesso, per il tempo che senza misura mi viene dedicato, e per i tanti oggetti che mi mette in mano: calendari, santini, libri, dvd, persino caramelle. Una carità semplice e immediata, senza pretese e senza calcolo. “Quando Papa Francesco verrà a conoscere Padre Marella, lo metterà tra i suoi modelli e patroni”, dice Padre Gabriele stringendomi ancora una volta le mani.

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