Il 5 dicembre la Chiesa cattolica ricorda e celebra San Saba Archimandrita, nato in una famiglia cristiana che lo fece studiare presso l’istituto di Flavianae, un monastero che si trovava a Cesarea di Cappadocia, area che corrisponde all’odierna Kayseri in Turchia. Grazie all’educazione ricevuta in istituto, Saba ne esce con un’istruzione invidiabile e con la ferma volontà di dedicare la propria vita a Dio facendosi monaco. I suoi genitori, ascoltato il desiderio del figlio, tentarono di fermarlo perché volevano che intraprendesse la carriera militare. Lui, ancora ragazzo, potè poco contro la volontà dei suoi genitori, così decise di andarsene di casa. Quando il Santo ha circa diciotto anni arriva in Terrasanta come pellegrino, dove si dirige costantemente dai monaci, presso i quali riesce anche a soggiornare e passare così le notti nelle loro capanne o grotte. Qui trova il monaco Eutimio, un uomo di grande spessore che viene chiamato “il grande” perché capace di convertire molti arabi nomadi ed era stato consigliere spirituale di Eudossia, l’imperatrice moglie di Teodosio Secondo. Saba resterà al suo fianco fino alla sua morte e condivide con lui una vita eremitica molto dura in luoghi tutt’altro che vivibili. Quando Eutimio muore (ci troviamo più o meno nel 473 dopo Cristo), Saba si dirige verso Gerusalemme, dove si stabilizza nella valle del Cedron, all’interno di una grotta. Ma non è solo. In poco tempo infatti molti monaci o aspiranti tali lo notano e restano affascinati dalla forza della sua fede. Decidono dunque di seguire le sue orme, formando in questo modo un tipo di aggregazione monastica che in Palestina, a quei tempi, era molto comune: la lalaura o lavra, che in greco significa cammino stretto. Questo tipo di aggregazione si fondava su una vita che andava a metà strada tra comunità e solitudine. Nella Iaura, infatti, il monaco vive isolato per cinque dei sette giorni della settimana. Nei restanti due (sabato e domenica) ci si riunisce per celebrare l’eucaristia in comune. In aggiunta, a partire dal mese di gennaio, e fino alla Domenica delle Palme, questi monaci si recano in una zona desertica per vivere nella più completa solitudine. 
Ma tornando a Saba, in poco tempo riesce a circondarsi di qualche centinaio di monaci dislocati anche in villaggi nel resto della Palestina. In queste zone i vari religiosi si ispirano a lui e alla sua “Grande Laura”. 
Nel 492 Saba viene nominato Sacerdote e successivamente archimandrita, ovvero capo degli anacoreti della Palestina. In questa nuova condizione si dimostra un capo molto duro: Saba considera infatti la disciplina molto importante (se non fondamentale) nella vita di un uomo di fede, e per questo non fa sconti a nessuno.



Questo atteggiamento gli provoca però parecchie antipatie, tanto che per un po’ di tempo dovrà per forza di cose allontanarsi da lì. In questa parentesi fonda una laura a Gadara, ma potrà stare in queste terre per poco tempo a causa del richiamo da parte del patriarca che lo fa tornare perché, durante la sua assenza, il numero dei monaci è aumentato in maniera esorbitante. Serve dunque il suo pugno duro e la sua disciplina. Tornerà più volte nelle terre in cui si trova la sua laura, fino all’anno 530 dopo Cristo quando il Santo ha raggiunto la veneranda età di novanta anni. Purtroppo deve comunque affrontare il viaggio, perché chiamato a difendere gli abitanti della Palestina da una tassazione troppo punitiva. Quando è ancora vivo gli viene attribuito un miracolo contro la siccità e anche per questo venne subito canonizzato. Ancora oggi, dopo tanti anni, esiste il grande monastero che porta ilsuo nome: Mar Saba.

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