L’8 dicembre si celebra la solennità di Maria Immacolata. Tale dogma, proclamato da Papa Pio IX l’8 dicembre1854 attraverso la bolla Ineffabilis Deus, sancisce che la Vergine Maria è stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento. Proprio Lei, infatti, è stata scelta da Dio sin dall’eternità per essere la madre del Verbo eterno di Dio ed è stata risparmiata dall’oltraggio del peccato per i meriti di Cristo. Nel Nuovo Testamento il passo principale legato al dogma dell’Immacolata Concezione è quello legato alle parole dell’arcangelo Gabriele rivolte a Maria: “L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse : ‘Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te’. A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: ‘Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine’. Il tema dell’Immacolata Concezione appare anche in numerose opere artistiche: impossibile non citare Giambattista Tiepolo, che ha dipinto questo mistero in una delle sette pale commissionategli per decorare gli altari della nuova chiesa di Aranjuez, un’opera che adesso si trova presso il Museo del Prado di Madrid. Come si legge sul sito ufficiale della Chiesa Cattolica Italiana, si tratta di un’immagine di Maria Immacolata “immersa in un cielo dorato, circondata da angeli. Su di lei, il cui corpo è ricoperto di una tunica bianca e di un manto azzurro e il cui capo è avvolto da un velo dorato, dello stesso colore del cielo, plana la colomba dello Spirito Santo”. Tiepolo l’ha descritta con le mani giunte, “le stelle sul suo capo”, ma lo sguardo della Vergine “è tuttavia abbassato, serio, e sembra fissare un punto che sfugge alla comprensione degli uomini. I suoi piedi calzati poggiano sul globo terrestre dipinto con il medesimo colore del suo manto. La Terra è insidiata dalla sinistra figura di una bestia inquietante e ibrida, serpente e drago insieme, che regge in bocca il frutto del peccato”. Sotto i piedi della Vergine “è posta anche la mezza Luna, appena visibile, mentre un angelo regge un giglio”.
La sua morte avvenne l’otto dicembre del 1247, nella stessa abbazia di Vaux de Cernay e la sua sepoltura avvenne nella sala del capitolo, con l’apposizione sulla tomba di una lastra in pietra incisa con un pastorale. Da quel momento ebbe inizio una lunga serie di pellegrinaggi all’abbazia, che costrinse infine l’abate di Clairvaux, nel 1261, a ordinare la traslazione del corpo in una cappella che si trovava all’interno dell’infermeria, che era più facilmente accessibile ai pellegrini che continuavano ad arrivare in sempre maggior numero. Anche in questo caso, però, sorsero difficoltà che costrinsero la direzione dell’abbazia a provvedere ad una nuova traslazione, che fu ultimata nel corso del 1270, quando le spoglie furono trasferite all’interno di un sepolcro che era stato edificato nella navata della chiesa. La tomba fu oggetto di profanazione nel 1793 e secondo alcune fonti, alcune delle reliquie che sono conservate nella chiesa di Cernay-la-Ville proverrebbero proprio dalla stessa.
Il culto verso Teobaldo sarebbe stato riconosciuto da Clemente XI, nel settembre del 1710, quando già gli era stato dedicato un altare all’interno della chiesa sita nell’abbazia di Cìteaux.
Onorato dalle diocesi di Parigi e Versailles, Teobaldo viene menzionato nel Breviario riguardante l’Ordine dei Cistercensi, con la data dell’otto luglio.