Ogni giorno centinaia di migliaia di persone devono prendere il treno per recarsi sul posto di lavoro ma purtroppo la maggior parte dei servizi ferroviari regionali del paese è in condizioni precarie. Il settore del trasporto su rotaie è in crisi, dal 2011 i tagli sono aumentati e i costi dei biglietti hanno subito un forte incremento. I treni al servizio dei pendolari sono spesso trascurati dal punto di vista igienico, non arrivano all’orario indicato e passano sempre più raramente in tratte molto affollate. I rimborsi dei biglietti, a causa dei ritardi, rappresentato spesso delle cifre esigue che non compensano appropriatamente il tempo perso. È dovuta intervenire Legambiente, per sollecitare l’intervento dello Stato nel settore ferroviario, e ha stilato una classifica delle dieci peggiori linee regionali. Il sondaggio fa parte di una campagna che si chiama Pendolaria. Al primo posto troviamo la Circumvesuviana e a seguire la Roma Nettuno, la Padova-Calalzo, la Potenza-Salerno, la Campobasso-Isernia-Roma, la Bologna-Porretta Terme, la Siracusa-Ragusa-Gela, la linea Arquata Scrivia-Genova Brignole , le linee interne piemontesi, e la Mantova-Cremona-Milano. Anche se i maggiori cali d’investimento si registrano dal 2011, Legambiente ha messo in evidenza che dal 2009, l’anno in cui sono state trasferite da Stato a Regione le competenze sui treni pendolari, le risorse statali destinate al settore dei trasporti su ferro e su gomma sono diminuite dal 25%. Ad oggi le regioni più colpite per quanto riguarda il taglio dei servizi sono la Liguria (-20,8%), l’Abruzzo (-20%) e la Calabria (-16,3%); quelle invece che hanno visto il maggior aumento delle tariffe sono Piemonte (+47,3%), ancora una volta Liguria (+41,3%), Umbria e Abruzzo (entrambe +25%). Circa un mese fa il Presidente della regione Toscana, Enrico Rossi, aveva sollecitato il Ministro dei Trasporti Lupi affinché fossero presi provvedimenti per far fronte alle carenze del sistema ferroviario toscano. Secondo il governatore sarebbe possibile intervenire attuando “una normativa statale già in vigore che stabilisce per i gestori di alta velocità il pagamento di un canone che, se davvero applicato, potrebbe risolvere il problema del finanziamento dei treni Intercity e, se incrementato con una parte di utili di Trenitalia, potrebbe aiutare a risolvere buona parte dei disagi che oggi pesano sul sistema ferroviario. È sotto gli occhi di tutti la sproporzione di risorse pubbliche che investiamo nell’alta velocità e il sistema ferroviario locale”.