Francia e Inghilterra corrono veloci verso l’approvazione dei matrimoni omosessuali: le rispettive leggi al proposito infatti sono state approvate a larga maggioranza dalle due camere basse dei rispettivi parlamenti. Cosa questo comporta a livello di diritto europeo e quanto e come potrebbero influenzare le leggi italiane, ilsussidiario.net lo ha chiesto a Filippo Vari, Docente di Diritto costituzionale nell’Università Europea di Roma: “Non c’è pericolo alcuno di influenza sulle leggi italiane, quello che accade in Francia e Inghilterra con questi ordinamenti non si riflette né sul diritto dell’Unione europea né sull’ordinamento italiano”. Secondo Vari però c’è in atto in Italia una tendenza della Cassazione a ricondurre l’unione omosessuale nel concetto di famiglia.



Cosa sta succedendo a livello di diritto europeo? C’è la possibilità che quanto approvato in Francia e  in Inghilterra possa influenzare le leggi italiane?
Questi voti sono espressione di tendenze della società contemporanea meno forti di quello che pensiamo, anche perché a livello di opinione pubblica l’opposizione è fortissima. Sono il segno di idee diffuse, ma questi voti con riferimento all’ordinamento italiano non spostano proprio nulla. Non hanno nessuna influenza cioè sul nostro ordinamento.



Perché?
Perché quello che accade in Francia e in Inghilterra non si riflette né sul diritto dell’Unione europea né sull’ordinamento italiano. C’è una giurisprudenza costante, anche una recente sentenza della Cassazione, che conferma quello che a tutti è noto, e cioè che questi matrimoni per l’ordinamento italiano non hanno nessun effetto.

Vediamo di capire perché.
Se due italiani dello stesso sesso  si recano in Francia o in Inghilterra e concludono un contratto di questo tipo, esso non avrà nessun effetto nel nostro ordinamento. La Costituzione è molto chiara nel riconoscere i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. La Costituzione recepisce una tradizione giuridica più che bimillenaria, precristiana, che proviene dal diritto romano ed è poi ripresa dal cristianesimo.



Per cui la Costituzione italiana è chiaramente a difesa del matrimonio.
La famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio, dice la Costituzione. Anche di recente la Corte costituzionale ha riconosciuto che, pur se non è scritto espressamente, il matrimonio è fondato sull’unione di uomo e donna. Ci devono essere due persone di sesso diverso. La normativa ordinaria che dà attuazione al testo costituzionale in sostanza parte dall’impostazione che il matrimonio in Italia è soltanto fondato sull’unione di uomo e donna. Questo modello tipico, che è il paradigma di riferimento, fa sì che i matrimoni omosessuali stipulati all’estero non producano alcun effetto giuridico in Italia.

Ci sono però casi evidenti, ad esempio la sentenza della Cassazione che ha affidato il figlio di una coppia separata alla madre, madre che nel frattempo si è unita a un’altra donna, che sembrano voler aggirare la Costituzione stessa.

Non mi pronuncio sull’affidamento del bambino, per il quale occorre considerare aspetti che non conosco. La cosa grave è invece una generale tendenza della Cassazione a ricondurre l’unione omosessuale nel concetto di famiglia. Questo contrasta palesemente con la Costituzione italiana.

Ma come si arriva a queste sentenze?
La Cassazione lo ha fatto la prima volta con una sentenza del marzo 2012 che si fonda su una decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo, che in realtà non dice quello che la Cassazione invece desume. Anche la giurisprudenza di Strasburgo più recente smentisce la ricostruzione della Cassazione.

Ci spieghi meglio.
La Cassazione interpreta una sentenza della Corte di Strasburgo la quale rigetta il ricorso di due omosessuali austriaci che ritenevano lesi i diritti loro garantiti dalla Cedu perché l’Austria non consente loro di sposarsi. La Cassazione dunque ricava una serie di conseguenze per il nostro ordinamento da una sentenza relativa all’Austria, che rigetta oltretutto la domanda dei ricorrenti omosessuali e non afferma che l’unione omosessuale debba essere equiparata alla famiglia. E’ da aggiungere che se la Corte di Strasburgo avesse fatto invece un’affermazione in tal senso, essa sarebbe stata in contrasto con la Costituzione italiana, che, in tale ipotesi, avrebbe avuto prevalenza.

E’ dunque d’accordo sul fatto che si tenta di superare la Costituzione?
C’è un tentativo di superare il testo costituzionale, che invece privilegia esclusivamente la famiglia, società naturale, fondata sul matrimonio tra uomo e donna. A favore della famiglia è previsto un regime speciale fondato sulla garanzia dei suoi diritti. Questo regime speciale si giustifica in ragione della funzione che la famiglia ha nella società. Cioè il luogo stabile, secondo quello che accade nella maggioranza di casi – che poi è il parametro su cui si fonda il diritto – dove i bambini crescono, si formano, esercitano i propri diritti e diventano cittadini consapevoli. Proprio per questa funzione la Costituzione garantisce alla famiglia una posizione speciale e questa funzione non ce l’hanno, ferme restando le garanzie per i figli anche se nati fuori del matrimonio, né le convivenze more uxorio – perché i conviventi non vogliono assumere gli oneri che comporta il matrimonio – né tantomeno le unioni omosessuali, che come tali non sono fondate sulla differenza di uomo e donna.

A questo punto cosa può succedere in Italia viste queste tendenze in atto?

Il problema vero è a livello di politica interna. Gli attacchi alla famiglia verranno dalle scelte che saranno compiute nella prossima legislatura. Oggi a molti non è chiara la funzione sociale della famiglia, non è chiaro che l’ordinamento premia la famiglia per questa sua funzione, non è chiaro che i benefici riconosciuti alla famiglia hanno un costo a carico della collettività, che si giustifica per la funzione che ha la famiglia nella società. Questa funzione della famiglia spiega perché l’insegnamento della Chiesa inserisce la sua tutela tra i principi non negoziabili ed è contrario non solo al matrimonio gay o all’equiparazione tra unioni gay e matrimonio, ma anche al riconoscimento legale delle unioni omosessuali in quanto tali.

Quindi?
La famiglia ha una propria, inconfondibile e infungibile funzione sociale. Oggi questa funzione è messa in discussione in tanti progetti di legge, in tanti programmi dei partiti, in tante dichiarazioni di candidati nelle prossime elezioni. Il vero problema allora non è cosa sta succedendo all’estero, ma la garanzia dei diritti della famiglia a livello interno. Non è chiaro che il riconoscimento legale delle unioni gay finisce per sminuire, indebolire sensibilmente la posizione della famiglia, già debole all’interno dell’ordinamento vigente. Non è chiaro che, al di là della retorica, la partita verte sul riconoscimento dei diritti sociali, che hanno un costo a carico della collettività, che è formata da famiglie. Non è chiaro che ci sono tante famiglie che non arrivano alla fine del mese. E queste dovrebbero rappresentare la priorità nei programmi degli schieramenti politici. Questi invece, lontani dalle esigenze reali del Paese, si concentrano invece quotidianamente, quasi in una gara, su come regolare il regime delle unioni diverse dalla famiglia.