Un fatto senza precedenti almeno nella storia della Chiesa moderna. Per ritrovare le dimissioni di un Pontefice bisogna infatti risalire ad epoche antiche, in cui la Chiesa viveva momenti di grande crisi, ad esempio lo Scisma di Occidente, quando c’erano un papa ad Avignone e uno a Roma. E’ il caso di Gregorio XII costretto ad abdicare dopo che si era trovato un accordo per un solo Pontefice. Oppure quello molto più famoso di Papa Celestino V, che si dimise di sua iniziativa dopo pochi mesi di pontificato. Adesso invece Benedetto XVI ha annunciato le sue dimissioni per il prossimo 28 febbraio per motivi di anzianità e stanchezza fisica. Qualcuno sta già tirando fuori profezie millenaristiche come quella di Malachia, che avrebbe appunto identificato in Benedetto XVI l’ultimo Papa, prima dell’avvento di un Papa Nero, per alcuni dei quali è lo stesso Benedetto in quanto nel suo stemma pontificio è raffigurato un re di colore.
Secondo Maurizio Blondet contattato da ilsussidiario.net, “siamo davanti a un capolinea per la Chiesa cattolica. Non credo nelle profezie tipo quella di Malachia, che secondo me è roba che va bene per i rotocalchi, nessuno è mai stato in grado di dimostrare come e chi abbia scritto quella profezia. Credo invece che andrebbe riletta la vicenda di Fatima e soprattutto il terzo segreto”.
Secondo Blondet infatti (ma come lui altri studiosi cattolici, ad esempio Antonio Socci) il terzo segreto di Fatima non è mai stato rivelato del tutto. “Bisognerebbe riflettere su tutto il contenuto dei segreti di Fatima, dove si parla di una crisi profonda della Chiesa. E non solo quelle apparizioni: numerose altre apparizioni degli ultimi anni della Vergine hanno in comune questo stesso contenuto, la crisi della Chiesa. Una spaccatura che mette in pericolo tutto l’organismo della Chiesa”.
Come altri studiosi cattolici dunque anche Blondet sostiene che il terzo segreto di Fatima non sia stato rivelato nella sua interezza: “E’ stato rivelato solo in parte a distanza di 60 anni. Doveva essere rivelato prima del concilio di papa Giovani XXIII, il quale non lo fece perché disse che non lo riguardava. Non lo rivelò perché parlava di gravissima crisi interna alla Chiesa e proprio Papa Ratzinger ne ha rivelato una parte che parla di persecuzioni esterne: il Papa che viene colpito da fucilate e frecce”. In molti hanno ritenuto che quella figura fosse però Giovanni Paolo II quando fu colpito nell’attentato di San Pietro: “In realtà io credo che più che un Pontefice, quel segreto facesse riferimento a tutte le persecuzioni di cui sono vittime oggi i cristiani, pensiamo alla Nigeria e al Pakistan ad esempio. Ma il contenuto intero del messaggio non venne mai rivelato perché il contenuto sarebbe stato scandaloso proprio per la Chiesa al suo interno, intendo una spaccatura”.
Per Blondet le dimissioni di Benedetto XVI sono qualcosa di incredibilmente inedito per la Chiesa moderna: “Non credo a qualcuno che in queste ore sta dicendo che il Papa abbia deciso il suo ritiro perché una certa parte della Chiesa che non fedele al suo magistero sia stata messa nell’angolo. Per la sua figura umana, questo Papa non ha mai dato peso a certe sottigliezze politiche. Credo invece che si apra un capitolo nuovo della storia della Chiesa”. Fatima insomma avrebbe rivelato sia le persecuzioni esterne che quelle interne alla Chiesa: “Consiglio di leggere quello che ha scritto Antonio Socci nel suo libro e nel suo sito, dove parla a proposito del terzo segreto di Fatima di ‘necessità di una passione della Chiesa, che naturalmente si riflette nella persona del Papa, ma il Papa sta nella Chiesa e quindi soffre con la Chiesa‘”.
Blondet sottolinea il clima di odio in cui spesso si trova a vivere la stessa Chiesa italiana: “C’è un odio evidente e crescente nei confronti della Chiesa. Lo vediamo ogni qualvolta essa esprime un parere ad esempio su aborto o eutanasia. la gente quasi schiuma di rabbia quando sente queste osservazioni, è un fenomeno nuovo. Una volta i gli italiani erano sostanzialmente cattolici, magari dicevano: io non riesco a seguire la Chiesa, ma le riconoscevano il diritto di esercitare la sua autorità morale. L’uomo moderno invece si è definito in un essere zoologico che non ha neanche più paura della morte, ma solo della sofferenza. Un uomo che dice di se stesso: finito di godere me ne andrò e con me finirà tutto”.