“Il Partito Democratico, come risulta da documenti formali, intende dare una veste giuridica autonoma alle convivenze etero ed omosessuali, pur garantendo il permanere del favor familiae così come previsto in Costituzione”. E’ quanto dichiarato da Cecilia Carmassi, responsabile per la famiglia del Pd, nel corso di un incontro con il Forum delle associazioni familiari. “Il tema è controverso, ma proprio per questo non va semplificato per ragioni elettorali o per tenuta di coalizione – è la replica del Forum affidata a un comunicato. E poi, siamo sicuri che chi sceglie di non sposarsi e di vivere liberamente le proprie relazioni affettive desideri essere, per legge dello Stato, ‘costretto’ ad assumere diritti e doveri tipici del matrimonio?”. Ilsussidiario.net ha intervistato Francesco Belletti, presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari.
Che cosa ne pensa della volontà del Pd di “dare una veste giuridica autonoma alle convivenze etero ed omosessuali”?
Noi non siamo d’accordo sulle modalità attraverso cui il Pd intende proteggere i diritti delle persone conviventi e in particolare di quelle dello stesso sesso. La Carmassi ha citato la sentenza del 2008 della Corte costituzionale, affermando che individua “queste convivenze come primo nucleo di formazione sociale a cui riconoscere veste giuridica autonoma”. In realtà non è affatto così, in quanto la Consulta pone una distinzione molto netta tra identità della famiglia e protezione delle persone. L’affermazione della Carmassi ci sembra quindi forzare un po’ il gioco e rispondere più a un’esigenza interna del Pd che mira a tenere insieme diverse correnti messe sotto pressione da una richiesta di legalizzazione dell’unione tra persone dello stesso sesso. Ricordo che alcuni all’interno dello schieramento elettorale di centrosinistra propongono anche l’adozione dei bambini da parte delle coppie gay.
Per quale motivo lei è contrario alla legalizzazione delle unioni tra persone dello stesso sesso?
Perché la famiglia è un bene di rilevanza pubblica che appartiene al patto costituzionale e non una libera scelta privata. La carta fondamentale attribuisce ai coniugi diritti e doveri. Il matrimonio è quindi un patto che i cittadini stringono con la società e attraverso il quale cambiano stato civile, cioè condizione di cittadinanza. E’ in gioco un valore naturale, cioè non disponibile alla legge, che la Costituzione introduce e riconosce come uno dei fattori decisivi della cittadinanza. Il nostro no alle unioni gay non è quindi dettato da nessuna motivazione religiosa. La vera questione è che alcune persone, le quali non hanno le condizioni dell’essere famiglia ma vogliono legittimare una scelta che non passa dal matrimonio, chiedono poi di accedere agli stessi diritti che hanno le famiglie fondate sul matrimonio. Ci preoccupa l’eventualità che la famiglia possa essere sbiadita attraverso interventi normativi.
Quali sono i diritti che lo Stato deve riconoscere alle famiglie?
Il grande paradosso di questa discussione è che i potenziali diritti dei coniugi sono stati del tutto trascurati da decenni di assenza di interventi per la famiglia. Mi riferisco in particolare a quelli di natura fiscale, sulla libertà di educazione, sulla regolazione delle relazioni familiari. La famiglia fondata sul matrimonio insomma ha diritti che non sono stati resi fruibili. Di fronte a 18 milioni di famiglie che non godono dei diritti che spetterebbero loro, si cerca di ampliare la platea a unioni che riguardano poche centinaia di migliaia di persone, focalizzando l’intera discussione sulle coppie gay. A noi piacerebbe che prima di parlare dei diritti delle unioni di fatto si dicesse quanto sono esigibili quelli delle famiglie legalmente costituite. Una coppia omosessuale non può accedere alla titolarità di famiglia perché non ha le condizioni per farlo. Potrà avere altre garanzie e modalità di regolazione giuridiche, facilmente componibili con delle norme di diritto privato.
Il Pd non propone appunto delle regolazioni giuridiche di diritto privato?
No, perché il Partito democratico va a legittimare una sorta di matrimonio di serie B o di “contenitore parafamiliare”. Su questi temi non si può discutere a colpi di comunicati stampa, bisogna aprire una riflessione e un dibattito molto più serio e noi siamo disponibili a farlo. Il Pd ha esposto le sue ragioni, noi abbiamo riaffermato le nostre, e si vedrà poi nel prosieguo della discussione come andrà a finire.
(Pietro Vernizzi)