L’evento storico che ha segnato la nascita della parola “conclave” si è tenuto nel 1270 a Viterbo secondo modalità abbastanza turbolente. Stanchi del tergiversare dei cardinali, che facevano di tutto per non nominare un nuovo Papa, i fedeli li rinchiusero a chiave in una grande sala e ne scoperchiarono il tetto. Messi alle strette elessero Gregorio X, che nonostante le modalità di elezione si rivelò un grande Papa. Negli ultimi 100 anni si sono tenuti otto conclavi, che hanno portato alla nomina rispettivamente dei Papi Benedetto XV, Pio XI, Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.
Ma che cos’è il conclave e come si svolge? Questo termine è utilizzato sia per l’assemblea destinata a eleggere il nuovo Papa, sia per la sala in cui si riuniscono i cardinali, cioè la Cappella Sistina. Nel coro di quest’ultima sono allestiti i banchi per la votazione, dopo avere verificato scrupolosamente che non siano presenti degli strumenti di intercettazione audio o video. E’ inoltre montata una stufa, utilizzata per bruciare i voti dei cardinali e far sapere attraverso i segnali di fumo l’esito degli scrutini. La fumata nera indica che non è stata raggiunta la maggioranza qualificata, quella bianca invece che è stato eletto il nuovo Papa. All’inizio della prima seduta il cardinale decano recita il giuramento di fronte all’assemblea, e tutti gli elettori rispondono: “E io prometto, mi obbligo e giuro”.
Quindi iniziano gli scrutini. Per eleggere un nuovo Pontefice sono necessari i due terzi dei voti dei cardinali presenti in conclave. Ogni giorno si tengono quattro scrutini, ciascuno dei quali si divide in antescrutinium, scrutinium vere proprieque e post-scrutinium. Durante l’antescrutinium si sorteggiano tre scrutatori, tre incaricati di raccogliere i voti dei cardinali malati e tre revisori. Quindi inizia lo scrutinium vere proprieque. Ciascun cardinale si reca con la scheda fino all’altare sul quale è presente l’urna e pronuncia il seguente giuramento: “Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto”.
Terminata questa fase, si passa al conteggio dei voti (post scrutinium), con le schede che sono poi bruciate nella stufa. Non appena si raggiunge la maggioranza qualificata richiesta per l’elezione del nuovo Papa, i cardinali chiamano il segretario del collegio cardinalizio e il maestro delle celebrazioni liturgiche. A quel punto si chiede al cardinale che ha raggiunto i due terzi dei voti se accetta l’elezione e come vuole essere chiamato. Il nuovo Papa entra nella “stanza delle lacrime”, all’interno della Cappella Sistina, dove indossa i paramenti da Pontefice per poi presentarsi in pubblico. 



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