Il Santo che la Chiesa ricorda, tra gli altri, oggi, 12 febbraio, è San Goslino (o Gozzellino), che visse intorno al primo millennio dopo Cristo. Egli fu un esempio di rara umiltà. Nato infatti da una ricca famiglia torinese, gli Avari, fu educato dai genitori in modo impeccabile, ebbe infatti la possibilità di istruirsi nelle materie letterarie e umanistiche. Tuttavia, quando la vocazione si fece viva in lui, Goslino decise di ritirarsi nel monastero di San Solutore, dove vigeva la regola di San Benedetto che impediva ai monaci di abbandonare la struttura, rinunciando in un certo senso a una vita libera. Questa regole venne rispettata alla perfezione da Goslino, che si dedicò anima e corpo al rispetto di tutte le regole del monastero, cercando di rimanere sempre umile nonostante il suo livello culturale fosse superiore a quello posseduto dagli altri monaci. Anche per questo motivo fu sempre amato e rispettato dagli altri monaci, che addirittura lo scelsero come modello di vita cui ispirarsi.



Nel 1031 Goslino accettò, dopo tanti rifiuti iniziali, la carica di Abate, e decise di dedicarsi soltanto alle faccende spirituali, lasciando che i suoi collaboratori si prendessero cura degli affari materiali: in queste nuove vesti, Goslino applicò nuove regole per controllare la propria condotta, come ad esempio scegliere il digiuno, in modo tale da dominare la passioni che di tanto in tanto lo colpivano, e leggendo libri spirituali per sfamare e purificare ulteriormente la sua anima. 



Goslino iniziò anche a dedicarsi alle persone più povere: non esitò a privarsi dei propri beni materiali, donandoli a mendicanti e pellegrini, talvolta impoverendo il monastero stesso. Il Santo riteneva che dopo l’aiuto dato ai mendicanti nella cura dei loro problemi materiali, avrebbe poi potuto aiutarli su un piano spirituale, purificando le loro anime e allontanandoli dai pensieri negativi che inducono al peccato. Col passare degli anni, grazie al suo impegno costante, le fatiche ma sopratutto i meriti continuarono ad aumentare, e la figura di Goslino assunse un ruolo sempre di maggiore rilievo all’interno del monastero, fino al giorno in cui si spense, nel dicembre del 1051.



La sua sepoltura venne eseguita secondo il desiderio da lui espresso, in maniera umile: Il suo sepolcro tuttavia venne perso, e soltanto quattrocento anni più tardi, intorno al 1470, venne rinvenuto. Al momento del ritrovamento un fatto stupì tutti i presenti: le sue ossa erano perfettamente conservate, come se il suo comportamento sempre corretto e costante  avesse evitato la corruzione del suo involucro terreno.