La rinuncia di Benedetto XVI? Il 55% degli italiani, come dimostrato da un sondaggio Swg diffuso recentemente, approva la scelta del Pontefice che dal 28 febbraio prossimo lascerà definitivamente il ministero petrino. Nel dettaglio, la percentuale è del 63% tra i praticanti, del 55% tra i non praticanti e del 51% fra i non credenti. Il 51% degli intervistati (58% per i praticanti, 38% per i non credenti), invece, si dice convinto che quanto deciso dal Papa gioverà al rinnovamento della Chiesa, a fronte di un 32% che ritiene che le dimissioni non avranno alcun impatto e di un 17% che invece a riguardo non ha un’idea. Infine, il 59% del campione Swg (66% cattolici praticanti, 62% praticanti saltuari) è dell’idea che la scelta di Benedetto XVI aprirà un vero confronto all’interno della Chiesa, contro un 25% convinto che non cambierà nulla e un 16% che invece non sa cosa rispondere. Ilsussidiario.net commenta questi dati con Salvatore Abbruzzese, docente di Sociologia delle religioni all’Università di Trento.
Come giudica quanto espresso dagli italiani?
Il consenso sulla scelta del Papa che emerge dalla rilevazione non è affatto scontata. Pur con tutti i limiti che possono avere sondaggi di questo tipo, il fatto che il 55% degli italiani ritenga giusta la decisione di Benedetto XVI è senza dubbio molto importante.
Come mai?
Perché un evento di tale portata, in un primo momento e soprattutto a livello emotivo, può essere per certi versi “destabilizzante” e può esser vissuto quasi come un momento di crisi e di dolore. Vedere invece che il 55% degli intervistati definisca giusta tale decisione rappresenta un elemento davvero significativo. Certo, ci sono anche molti praticanti che ritengono errata la scelta di dimettersi, ma, alla luce del passaggio dall’esperienza di Giovanni Paolo II a quella di Benedetto XVI, così pochi giorni dopo l’annuncio francamente mi sarei aspettato un consenso più basso.
Cosa pensa invece del dato riguardante l’eventuale rinnovamento della Chiesa?
Anche in questo caso, fa riflettere il fatto che la maggioranza degli intervistati immagini un concreto rinnovamento. La cultura italiana, come sappiamo, da almeno 40 anni è profondamente contraddistinta dal “sospetto”, dietrologie che imperversano in ambito politico, laico e che finiscono per generare pericolosi metodi interpretativi capaci di andare ben oltre. La percentuale che vediamo, quindi, credo dimostri il legame profondamente fiduciario e affettivo che Benedetto XVI è riuscito a creare nei suoi quasi otto anni di Pontificato.
Il 51% dei non credenti pensa che il Papa abbia fatto bene. Cosa ne pensa?
Benedetto XVI è certamente molto amato anche dai non credenti e, probabilmente, con questo gesto di coraggio ne ha conquistati ancora di più. L’affetto per la Chiesa si muove sia nell’ambito dei credenti sia in quello dei non credenti, solo che in questo secondo caso l’istituzione religiosa viene considerata una sorta di “scrigno della memoria”, un qualcosa di intellettualmente pregevole del quale certamente viene ammirata la struttura formale, ma di cui non si avverte tutto ciò che c’è realmente dentro.
C’è poi un 49% tra i non credenti che giudica sbagliata la scelta di Benedetto XVI…
Proprio perché il non credente vede nella figura del Papa una semplice icona, probabilmente un allontanamento del genere fa ancora più male. Se dietro la persona non si riesce a vedere qualcosa di più potente, infatti, è chiaro che il dolore sarà ancora più forte e la decisione risulterà per certi versi incomprensibile.
Vada avanti, professore.
Il non credente si concentra sulla persona, non sull’evento cristologico che c’è dietro, quindi paradossalmente resta addirittura più sbigottito. Questo accade proprio perché l’affetto e il legame nei confronti di Benedetto XVI è tenue, basato solo sulla persona e non, al contrario del credente, su un conforto da ricercare nella fiducia in Cristo, nello Spirito Santo e nella Chiesa di Dio. Lo stesso è in qualche modo avvenuto anche con Giovanni Paolo II.
Quando in particolare?
Quando il Papa si ammalò. Ricordo che molti non credenti non riuscivano a capacitarsi del fatto che il Pontefice rimanesse al suo posto nonostante le precarie condizioni di salute. Deve abbandonare, dicevano, senza però riuscire a cogliere l’ulteriore significato che c’era dietro. Noi sappiamo invece quanto siano stati proprio quegli ultimi mesi a legarci ancora più indissolubilmente a Giovanni Paolo II e a rendere quella figura, se possibile, ancora più straordinaria.
(Claudio Perlini)