Oggi, 18 febbraio, la Chiesa ricorda Sant’Angilberto. Nacque intorno al 750 dopo Cristo e suo padre, ancora oggi ignoto, era un componente della corte di Pipino il Breve, il che gli diede la possibilità a di vivere presso la sua corte e di ricevere l’educazione che ricevettero i nobili di quel periodo. Durante la sua gioventù Angilberto divenne un grande amico del futuro imperatore Carlo Magno, divenendo col tempo suo consigliere e addirittura segretario. A trent’anni Angilberto ricoprii la figura di tutore del nipote di Pipino, il quale venne incoronato a soli quattro anni Re d’Italia da papa Adriano e con questo ruolo Angilberto poté svolgere diverse mansioni di carattere ecclesiastico e civile per conto suo e del piccolo re, assumendo anche un ruolo importante per quanto riguarda i rapporti che intercorrevano tra Pipino e le altre figure presenti a corte.
Contemporaneamente, la vita di Angilberto scorreva nelle maniere tipiche dei nobili, e malgrado i rimproveri di altri esponenti della Chiesa e di alcuni suoi illustri amici, come Sant’Adalardo, Angilberto continuava col suo stile di vita mondano, arrivando a innamorarsi della figlia di Carlo Magno e a concepire assieme a lei due figli. L’imperatore, pur non concedendo la mano della figlia ad Angilberto, come sorta di premio per il suo impegno in vari campi gli concesse in commenda l’abbazia di Saint Riquier, cosa che gli fece aumentare notevolmente sia i compiti da svolgere, sia i profitti: all’interno del monastero, Angilberto venne nominato abate da tutti i monaci e da Carlo Magno dopo la morte dell’abate Sinforiano, ma lo stesso Carlo Magno, per evitare che Angilberto potesse soffocare le sue doti talentuose ed estraniarsi completamente dalla vita normale, visto che al tempo i monaci non potevano avere una vita sociale, decise di nominarlo arcicappellano e decise di mandarlo per tre volte dal Papa, in qualità di suo ambasciatore.
L’imperatore si servì ancora diverse volte di Angilberto, fino a quando, dopo l’ultima missione che lo vide protagonista nel consegnare un tesoro al Papa, lo stesso Angilberto decise di utilizzare parte del tesoro che gli spettava per restaurare la sua abbazia, costruendo una biblioteca e decidendo di vivere secondo le regole dei monasteri, rinunciando alla vita sociale e staccandosi del tutto dalla corte di Carlo Magno: in questo periodo, Angilberto costruii tre chiese e le dedicò rispettivamente a San Benedetto, a Gesù e ad altri Santi, ponendo in ognuna di queste chiese diverse reliquie.
Nel 800, una volta che Carlo Magno divenne imperatore e nacque il Sacro Romano Impero, Angilberto chiese al Papa il rinnovo dei suoi privilegi, ed una volta confermati, l’abate decise di dar vita a tre cori composti da diversi giovani, ognuno dei quali venne situato in una delle tre chiese precedentemente costruite, che altro non facevano che cantare per la salute dell’imperatore e per la prosperità dell’impero. Nel 814, Carlo Magno morì, e Angilberto lo seguii dopo soli venti giorni, consumato dagli stremanti digiuni e dalle continue penitenze che si autoinflisse: la sua ultima volontà fu quella di essere sepolto vicino la porta della basilica del monastero, in maniera tale che tutti coloro che si recarono successivamente a pregare potessero sentirlo. Tutte le sue azioni compiute durante la vita non fecero altro che far muovere i suoi fedeli affinché divenisse un Santo, ma soltanto dopo tantissimi anni, ovvero intorno all’anno Mille, il papa Pasquale II poté esaudire la richiesta dei seguaci di Angilberto, proclamandolo finalmente santo.