Il 19 febbraio la Chiesa ricorda il Beato Corrado Confalonieri da Piacenza, nato nel 1290, la cui gioventù fu abbastanza vivace e tormentata: essendo di origini nobili, il giovane Corrado visse nella maniera più agiata possibile in quel periodo, all’insegna delle feste, degli onori e di qualsiasi altra usanza che in quel periodo distingueva le persone appartenenti a un ceto elevato. Compiuti 25 anni, però, accade qualcosa di impensabile: il giovane assieme alla sua servitù andò a cacciare, usanza anch’essa tipica delle persone nobili, e durante la battuta di caccia, sia a causa della poca esperienza, sia della scarsità degli animali, Corrado non riuscii a cacciare nulla, tornando a casa a mani vuote, facendo anche una brutta figura di fronte ai suoi servi.
Pare che quest’episodio però non fu digerito completamente da Corrado: in preda alla rabbia e alla frustrazione infatti, decise di far appiccare fuoco alla sterpaglia, ma purtroppo a causa del vento, il fuoco si divulgò in maniera parecchio veloce e distrusse i campi dei contadini nei pressi della sterpaglia, senza che né Corrado, né i suoi servi potessero fare un qualcosa per limitare i danni. Sicuramente il panico e la vergogna per quello che aveva combinato contribuì a far sì che nessuno dei presenti al fatto aprisse bocca sull’accaduto. La caccia ai malfattori da parte delle guardie del signore di Piacenza portò all’arresto di un uomo, condannato poi a morte per l’atto compiuto. Per evitare che un innocente potesse essere giustiziato ingiustamente, Corrado trovò il coraggio e decise di raccontare la verità al signore di Piacenza, il quale, non potendolo condannare a morte poiché di origini nobili, decise di privarlo di tutti i suoi beni.
Sarà proprio questo fatto a far cambiare radicalmente il modo di vivere e di pensare di Corrado, che, ritrovatosi senza nulla, decise di dedicare la sua vita al servizio di Dio: innanzitutto si privò dei suoi servitori, raccomandandoli a Dio, e successivamente si trasferì in Sicilia, vivendo secondo le regole dei monasteri, ovvero pregando e lavorando senza sosta; ma a differenza dei monaci classici, Corrado decise di avere qualche piccolo rapporto con le persone che abitavano nei pressi del villaggio siciliano nel quale sorgeva il monastero in cui risiedeva.
Le tentazioni però si faranno sentire nuovamente nella vita di Corrado, soprattutto quelle di gola: per combattere tutte queste tentazioni che, secondo Corrado, erano state create appositamente dal Diavolo per farlo ricadere nel suo vecchio stile di vita, il Santo decise di interrompere tutti i contatti con le persone del villaggio e sopratutto di praticare penitenze e lunghi digiuni, riuscendo ogni volta a sconfiggere le tentazioni, che iniziarono a presentarsi sempre meno, lasciando in pace Corrado.
Corrado si avvicinò quindi maggiormente ai sacramenti della comunione e della confessione, recandosi più volte a Noto, dove era presente un prete suo grande amico. Inoltre, vista la sua grande devozione verso la Vergine Maria, scrisse una preghiera e la insegnò a diversi frati e persone che non sapevano pregare.
In prossimità della morte, Corrado raccomandò la sua anima a Dio, lasciando la vita terrena nel 1354. La sua beatificazione avviene nel 1515 per volere di Leone X. Il 19 febbraio il Santo viene celebrato con una solenne messa che si svolge nella Parrocchia di San Corrado Confalonieri a Piacenza con l’incontro tra i devoti della stessa città e quelli di Noto. A Noto invece, l’uomo viene ricordato con due processioni: la prima si svolge proprio il 19 febbraio, mentre la seconda l’ultima settimana di agosto.