Il calendario della Chiesa Romana celebra il 21 febbraio San Pier Damiani, un famoso teologo vissuto dopo l’anno mille nonché vescovo e cardinale. Come la grande maggioranza dei personaggi religiosi vissuti in questo periodo, non si conoscono notizie precisissime su di lui, soprattutto per quanto concerne la sua nascita e i primi anni di vita. Gli storici, prendendo spunto da una lettera inviata da Piero, hanno fissato la sua nascita nel lasso di tempo che va tra gli ultimi sei mesi del 1006 e i primi tre mesi del 1007 nei pressi della città di Ravenna.



Della sua famiglia si sa che era piuttosto agiata anche se nel momento in cui è venuto alla luce, era alle prese con una forte crisi economica che di fatto l’aveva messa sul lastrico. Era una famiglia piuttosto numerosa, composta da ben sei fratelli. Ancora giovanissimo, Piero perse entrambi i genitori e per questo dovette andare a vivere prima presso la casa della propria sorella più grande e poi da un fratello poco benevole che lo sfruttava. A questo punto decise di trasferirsi da un altro suo fratello, Damiano, che nel frattempo era diventato monaco e con il quale si instaurò un forte legame. Damiano si prese cura in tutto e per tutto di Piero non solo da un punto di vista del sostentamento, ma anche sotto l’aspetto educativo e formativo.



Nel 1022 lo iscrisse a una scuola a Faenza nella quale potesse formarsi a livello culturale. I suoi studi durarono circa quattro anni al termine dei quali si sposta nella città di Parma con l’intento di dare vita a un nuovo quadriennio di studi dedicato alle cosiddette arti liberali, ossia il percorso che solevano fare nel Medioevo quanti avevano intenzione di intraprendere una formazione clericale. Solitamente le arti liberali erano una sorta di preparazione per quanti avevano in anima di intraprendere gli studi universitari. Tuttavia, Piero si fermò agli studi liberali e nel 1032 fece ritorno a Ravenna dove, grazie a questi studi, divenne un maestro per l’appunto insegnava le arti liberali. Sembra che contemporaneamente in questi anni divenne un chierico oppure un diacono, ma non c’è un documento storico che lo accerti con precisione. 



La sua volontà di insegnare durò soltanto tre anni, durante i quali in Piero si fece forte il desiderio di consacrare la propria vita al Signore e per questo dal 1035 decise di seguire la sua vocazione e per questo incominciò in maniera piuttosto arbitraria a seguire i dogmi della vita monastica, dedicando molto tempo alla preghiera, digiunando spesso e volentieri, opere di carità e tanto altro. Allo stesso tempo, riuscì a mantenere inalterati i contatti con la vita mondana almeno fino al momento in cui conobbe due monaci eremiti che portavano avanti una vita molto modesta che lo affascinava tantissimo, tant’è che decise di seguirli facendosi quindi monaco presso Fonte Avellana. 

Secondo quanto ha raccontato anche lo stesso Piero, il momento in cui decise di intraprendere la vita monacale, coincise con un curioso episodio che lui interpretò come un segno del Signore. Sembra che un giorno mentre stava mangiando in una mensa, venne un poveretto che non aveva di che sfamarsi. Piero avendo a disposizione due pezzi di pane gliene diede uno al poveretto. Piero diede però il pane meno fresco e mentre lui stava mangiando quello buono una lisca gli bloccò la gola. Resosi conto dell’atto di egoismo, prontamente diede il pezzo più fresco al poveretto tenendo per sé quello meno buono. Immediatamente la lisca scese nello stomaco in pratica salvandosi la vita.

Una volta diventato monaco eremita presso il Convento di Fonte Avellana, al suo interno si fece apprezzare per la sua rigorosa condotta e per le sue indiscusse qualità culturali tant’è che nel 1043 alla morte del Priore Guido ne prese il posto. Sotto la sua guida, il Convento divenne ancora maggiormente un luogo di assoluta preghiera e devozione verso il Signore e dove si portava avanti una vita semplice. Nel 1057, Papa Stefano IX nonostante il suo parere contrario, lo nominò cardinale e vescovo di Ostia con il compito di essere piuttosto vicino al Papa stesso affinché potesse essere di grande aiuto.

In effetti furono diverse le missioni che gli furono affidate e soprattutto fu molto importante per riportare l’ordine nella diocesi di Milano dove era in atto una sorta di compravendita di alcune cariche ecclesiastiche. Piero però voleva tornare alla sua vita a Fonte Avellana, cosa che successe nel 1067. Durante un suo viaggio nelle vicinanze di Faenza, contrasse una malattia che lo portò alla morte il 21 febbraio 1072. Nel 1828 Leone XII lo proclamò dottore della Chiesa.