“Una grandissima dedizione, la capacità di affrontare situazioni estreme, di trasferire agli altri le sue infinite competenze e la tanta voglia di fare. Mary Leakey era tutto questo e, alla fine, riuscì nei suoi intenti accumulando almeno l’80% delle più grandi scoperte dell’ultimo secolo”. Insieme a Luca Bondioli, paleoantropologo del Museo nazionale preistorico etnografico Luigi Pigorini di Roma, commentiamo la carriera e le grandi scoperte della studiosa (all’anagrafe Mary Douglas Nicol), archeologa e paleoantropologa inglese divenuta celebre per fondamentali ritrovamenti archeologici in Africa.
Tra i primi vi è sicuramente il teschio fossile di Proconsul. Di che si tratta? In realtà il Proconsul era già in parte conosciuto, ma la studiosa inglese, durante gli scavi che fece col marito sull’isola di Rusinga, in Kenya, scoprì un cranio intero di questo primate estinto del Miocene. Il Proconsul ha molto probabilmente un collegamento filetico con noi, per questo si tratta di una grande scoperta che rappresentò soprattutto il primo vero coronamento del grande lavoro che l’archeologa fece. Dobbiamo infatti tener presente che, da quando la Leakey si recò in Africa con il marito, intorno agli anni Trenta, trascorsero molti anni prima che giungesse a scoperte davvero rilevanti.
Quando avvenne quella successiva? Bisognerà attendere il 1959, anno in cui i due scoprirono quello che chiamarono “Ziny” (Zinyanthropus boisei, ndr), il primo e più antico resto di ominide conosciuto, a cui fu assegnata un’età di un milione e ottocentomila anni. La scoperta fu effettivamente importantissima e, per quanto mi riguarda, posso dire che condizionò in parte anche la mia vita.
In che modo? Avevo 6 anni quando avvenne la scoperta e ricordo che se ne parlò talmente tanto che decisi di leggere di più, di approfondire quel mondo. Mi appassionai a tutto ciò che riguardava l’archeologia, quindi posso dire che, se oggi sono quello che sono, lo devo anche e soprattutto al lavoro di questa intraprendente antropologa nata negli anni ’30.
Insieme al marito, nel 1964, scoprì anche una nuova specie, più antica dell’erectus di un milione di anni… Esatto, durante questi scavi cominciarono a comparire tracce di ominidi che gli esperti dell’epoca definirono come una nuova specie, chiamata poi Homo habilis, in quanto dotato di un cranio più grande e capace di produrre strumenti. Si è deciso dunque di fare il grande salto, quindi di “abbandonare” le australopitecine, primati estinti che si pensava essere collegati a noi, per affermare finalmente che si era venuti a conoscenza di qualcuno che fa effettivamente parte del nostro specifico genere. In ogni caso la sua scoperta più importante, però, non è questa.
Quale allora?
Senza dubbio quella avvenuta nel 1978, fatta tra l’altro da sola dopo la scomparsa del marito. La Leakey scoprì alcune impronte fossili lasciate da ominidi bipedi.
Come mai è così importante? Fino ad allora si immaginava solamente che i nostri antenati fossero bipedi, ma era un pensiero che avveniva per induzione morfologica, quindi senza alcuna prova concreta. La scoperta della Leakey è di fondamentale importanza proprio perché dimostra, una volta per tutte e in modo definitivo, che i nostri antenati effettivamente camminavano. Magari non proprio come noi, quello non si può sapere con assoluta certezza, ma senza dubbio camminavano.
(Claudio Perlini)