Oggi, 1° marzo, si ricorda Sant’Albino di Angers, che nacque da genitori di origini nobili a Vannes, una città situata in Francia, intorno al 470. Fu monaco e in seguito, nel 504, divenne abate all’interno dell’Abbazia di Tincillac, nelle vicinanze di Guérande (una cittadina che si trova nella regione della Loira). Presso tale monastero egli rimase per venticinque anni e la sua notorietà, ricca di profonde virtù, si diffuse rapidamente. Nel 529 venne nominato Vescovo nella città di Angers, anche se in realtà questo non era certo un obiettivo che rientrava nel suo volere: infatti, cercò di opporre marcata resistenza, ma fu il popolo a volergli affidare tale incarico. 



In quel periodo, per proteggere l’entità di ingenti patrimoni, erano frequenti tra le famiglie nobili i matrimoni incestuosi: egli vi si oppose fermamente e fece il possibile per annullare questa pratica; partecipò in maniera particolarmente attiva a diversi Concili tenuti a Orleans per contribuire a rinnovare la Chiesa e la sua personalità decisa lo portò a ricevere diverse minacce; le sue ferme convinzioni furono causa di ampi contrasti con altri Vescovi, ma egli non cessò mai di espandere le sue pericolose e difficoltose opere moralizzatrici.



La sua morte avvenne il primo marzo del 550, nella città di Angers, luogo in cui venne eseguita la sua sepoltura, ma soltanto sei anni dopo le sue spoglie (che riposavano presso la Chiesa di S. Pierre) vennero trasportate in una chiesa a lui dedicata; nei suoi pressi venne eretta in breve tempo un’Abbazia, e nell’anno 1126, i resti del Santo vi vennero definitivamente sistemati. Negli anni seguenti, tramite le narrazioni e gli scritti del Vescovo (e scrittore) Gregorio di Tours, si sono potuti conoscere diversi fatti e aspetti della vita di Sant’Albino, uno dei Santi maggiormente venerati nel Medioevo. La devozione a lui era infatti diffusissima non solo in Francia, ma anche tra la popolazione di altre nazioni, come ad esempio la Polonia e l’Inghilterra, per poi estendersi nell’intera Europa. 



Secondo ciò che viene tramandato dalla tradizione, si racconta che Sant’Albino sia sempre stato un personaggio buono e caritatevole, in ogni occasione pronto ad aiutare chiunque si trovasse in stato di difficoltà; sembra inoltre che egli abbia spesse volte utilizzato parte del denaro appartenente alla Diocesi, per poter riscattare gli ostaggi: infatti era abbastanza frequente che dei briganti rapissero delle persone per trarne profitto.

Ulteriori narrazioni spiegano che un giorno Sant’Albino ebbe un’accesa discussione con il Re Childeberto, il quale aveva incarcerato una donna: ella chiese immediatamente l’intervento di Albino ed egli fece il possibile per ottenerne la grazia, ma i suoi tentativi sembravano essere vani.
La mattina seguente l’uomo si recò in prigione per farle visita, ma appena la guardia incaricata di sorvegliare la prigioniera tentò di bloccargli il passo, si accasciò inspiegabilmente a terra senza vita.

L’accaduto destò grande stupore tra i presenti e il Re, decisamente impressionato e probabilmente impaurito per quanto era appena accaduto, non solo concesse al Vescovo di vedere la donna, ma gli permise di portarla via dalle prigioni: finalmente venne liberata.

Ma sulla vita di Sant’Albino Vescovo esistono altre tradizioni e vengono raccontate altre leggende, tra le quali la seguente: una sera l’uomo si raccolse in una profonda preghiera e vi rimase fino a notte inoltrata: si rivolgeva a Dio per affidargli la sorte di alcuni prigionieri rinchiusi nelle scure celle della Torre di Angers; a un certo punto si verificò un fatto ritenuto prodigioso: da una parete della torre si staccò improvvisamente un grande masso, originando una provvidenziale apertura da cui gli uomini poterono fuggire.