Tra i gruppi di cardinali che parteciperanno a questo conclave, gli occhi sono puntati anche sugli 11 provenienti dagli Stati Uniti. Non solo per le vicende legate alla pedofilia (oltre a Mahony, accusato di aver insabbiato, il cardinal Dolan di New York, poco prima di partire alla volta della Capitale, è stato ascoltato in tribunale) ma anche e soprattutto per la vivacità dell’episcopato e della chiesa americana che, non di rado, e di recente, si sono apertamente schierati, sovente con toni aspri, in difesa dei valori etici non negoziabili, contro le derive dell’amministrazione Obama quale l’apertura ai matrimoni Gay. Ieri, poi, nel corso di una conferenza stampa indetta al North American College, sul Gianicolo, tre porporati hanno detto la loro su svariate questioni di assoluta rilevanza. Il cardinale Francis George ha spiegato, a chi gli chiedeva se si affronterà il caso Vatileaks, che nelle “congregazioni generali” che avranno inizio lunedì si palerà della governance della Chiesa e se ne parlerà anche con i cardinali che hanno redatto il rapporto sul caso. Di Nardo, poi, ha ammesso: «Suppongo che verranno poste delle questioni» mentre Sean O’Malley di Boston, frate francescano considerato tra i candidati più forti per la successione a Ratzinger, ha aggiunto: «Poiché non sappiamo cosa c’è in questo rapporto, dipende da chi lo ha scritto cosa possono dirci per prendere una giusta decisione per il futuro della Chiesa». Altra questione fondamentale: come si orienteranno durante le votazioni: O’Malley ha detto che pregherà. E che, in questi giorni, si è parecchio informato,anche su internet. Di Nardo pregherà anche lui. Inoltre, leggerà e si confronterà coni colleghi. George, invece, chiederà informazioni in giro.