Si dice che, in Conclave, si entra Papa e si esce cardinale. Pare che il motto sia stato disegnato addosso al cardinal Siri, entrato come favorivo in ben 4 Conclavi (in occasione dell’elezione di Giovanni XXIII, di Paolo VI, di Giovanni Paolo I e di Giovanni Paolo II), ma uscitone ogni volta da “semplice” arcivescovo di Genova. Ma, in realtà, quella di Siri sembra più un’eccezione alla regola. Il cardinal Montini, per esempio, allora arcivescovo di Milano, era dato come favorito. Così come il cardinal Ratzinger, nell’elezione del 2005. Stesso discorso per il cardinal Pacelli, segretario di Stato vaticano che si diceva “avesse studiato da Papa”. E, in effetti, fu eletto con il nome di Pio XII nel conclave del 1939. Che, oltretutto, fu il più breve della storia. Furono sufficienti 3 scrutini in due giorni per eleggerlo al soglio di Pietro il 2 marzo. Niente a che far con l’elezione di papa Gregorio X, quando i cardinali impiegarono, a causa di lotte intestine e inconciliabili posizione contrapposte, ben 1006 giorni per eleggerlo. Fu il Conclave più lungo della storia, nonché il primo in cui venne usata tale definizione: alla morte di Papa Clemente IV, nel 1268, dato che i cardinali non riuscivano a decidersi, la città di Viterbo, allora sede dell’elezione, decise di rinchiuderli all’interno del palazzo papale, segregandoli a pane ed acqua e scoperchiando parzialmente il tetto per far ricevere loro il necessario per sopravvivere.