Dopo la lunga fumata nera di ieri sera, giunta al termine della prima operazione di voto, è iniziata oggi la seconda giornata del Conclave per l’elezione del nuovo Pontefice. I 115 cardinali elettori, dopo essersi trasferiti alla Cappella Paolina dove è stata celebrata la messa, alle 9.30 sono tornati nella Cappella Sistina per la preghiera dell’Ora media e per procedere alla prima delle due votazioni previste in mattinata. In caso di elezione del Papa (considerata comunque improbabile), già intorno alle 10.30 potrebbe esserci la fumata bianca dal comignolo posto per l’occasione sul tetto esterno della Sistina. In attesa di vedere cosa accadrà, abbiamo commentato la giornata di ieri con Ignazio Ingrao, vaticanista di Panorama.
La fumata nera era davvero così scontata?
Assolutamente sì. La prima votazione è sostanzialmente interlocutoria e molti cardinali, oltre a indicare coloro che ritengono più probabili, assegnano anche molti voti di stima. La consultazione iniziale può essere considerata dunque “conoscitiva” e, da quello che abbiamo potuto apprendere dai dibattiti avvenuti nei giorni precedenti al Conclave, la situazione è ancora piuttosto incerta.
La prima votazione avrà comunque fatto una certa chiarezza, non crede?
Questo è certo. L’obiettivo delle prime consultazioni è proprio quello di delineare con più chiarezza i nomi di coloro che effettivamente possono ambire a diventare il nuovo Papa. I candidati considerati più probabili avranno già ricevuto i maggiori consensi che, di conseguenza, potranno trascinare anche gli altri nelle prossime votazioni. Immagino dunque che si siano già definite le due candidature principali, a mio giudizio quelle di Angelo Scola e del brasiliano Odilo Pedro Scherer.
Come giudica però l’incertezza che abbiamo visto fino alla chiusura delle porte della Sistina?
Sono molte le personalità presenti nel collegio cardinalizio che possono essere prese in considerazione, anche se al momento non ce n’è alcuna capace di emergere più delle altre, come accadde invece con Joseph Ratzinger otto anni fa. Nonostante questo, osservando la situazione da un altro punto di vista, si può apprezzare il fatto che il collegio offra così tante individualità, storie personali e provenienze diverse, dall’Europa all’America, che ovviamente garantiscono una varietà certamente interessante di candidati.
Non crede quindi si tratti di un Conclave piuttosto frammentato?
Più che frammentato, lo definirei molto aperto. Questo Conclave non ha permesso solamente di individuare il nuovo Pontefice, ma è stato capace anche di far seriamente confrontare i cardinali sui grandi temi della Chiesa di oggi. E’ molto probabile che in dieci congregazioni generali, otto giorni di discussioni e 160 interventi sia stato possibile fare un esame ad ampio raggio sui problemi e sull’agenda della Chiesa dei prossimi anni, e credo sia proprio questa la ricchezza e l’importanza del Conclave a cui stiamo assistendo.
Dopo la fumata nera di ieri, quante altre votazioni prevede prima dell’elezione?
Oggettivamente è difficile immaginare un Conclave molto breve che possa eleggere il nuovo Papa nel giro di quattro o cinque votazioni, quindi è probabile che si debba aspettare ancora. Vorrei ricordare, però, che è il sistema stesso di votazione a indurre rapidamente a far confluire i voti intorno a una particolare personalità: dopo numerosi giorni di discussione che, come dicevamo, possono aver delineato una rosa di nomi, adesso avranno luogo ben quattro votazioni al giorno. Sono quindi abbastanza convinto che entro domenica avremo il nuovo Pontefice.
Come giudica i temi affrontati dal cardinal Sodano durante l’omelia di ieri?
Mi ha colpito in particolar modo il richiamo all’unità, alla riconciliazione, anche se l’eco di queste parole era già riscontrabile in quelle dei cardinali che, riferendo il clima delle congregazioni precedenti, hanno spesso accennato a un grande spirito di fraternità. Abbiamo un passato fatto di divisioni e lacerazioni all’interno della Curia, a tratti difficilmente comprensibili per i cardinali giunti da lontano, ma credo che proprio attraverso questa discussione aperta e sincera avvenuta nei giorni scorsi sia stato possibile recuperare un’armonia fondamentale per questa elezione. Vorrei concludere ricordando le parole di Benedetto XVI che, congedandosi dal collegio cardinalizio, disse di immaginare la Chiesa “come un’orchestra, dove le diversità concorrono a una superiore e concorde armonia”. Ecco, credo che tale affermazione racchiuda al meglio l’obiettivo, riaffermato ieri dal cardinal Sodano, che la Chiesa deve assolutamente raggiungere.
(Claudio Perlini)