Il 13 marzo si festeggia San Leandro. Nato a Cartagena, in Spagna, nel 540, Leandro è costretto sin da ragazzino a fare i conti con le privazioni di fronte a cui la vita lo mette: rimane infatti ben presto orfano di padre, il nobile romano Saveriano, ed essendo il più grande di cinque figli se ne assume la responsabilità della crescita, del mantenimento, dell’educazione. L’impegno e l’esempio gli rendono merito, visto che tre i fratelli – Isidoro, Fulgenzio e Fiorentina – si dedicano alla vita religiosa, tranne Teodosia. I maschi intraprendono tutti la carriera di prelati, e partecipano attivamente al processo di unificazione della Spagna sotto il Credo Niceno, mentre Fiorentina fonda un convento a Santa Maria de Valle, naturalmente dopo essere diventata monaca. Tutti comunque sono venerati come santi. L’attività di Leandro si esplica sin dai primi anni di vita religiosa nell’intento di liberare la penisola iberica dal fenomeno dell’arianesimo.



Divenuto ben presto arcivescovo di Siviglia, riesce, con la sua straordinaria forza di persuasione a far convertire al cristianesimo perfino Ermenegildo, il figlio di Leovigildo, re dei Visigoti che è di fede ariana e che si trova, a quel tempo, esiliato appunto in Spagna. Ermenegildo, la cui madre è di fede cattolica, abiura ben presto la religione paterna entrando col genitore in un conflitto talmente acceso che porta i due, nei primi mesi del 585, a scontrarsi violentemente. Ermenegildo ne esce sconfitto e viene fatto prigioniero a Toledo. Mesi dopo, in occasione della Santa Pasqua, il padre gli offre l’opportunità di salvezza attraverso la conversione all’arianesimo, ma Ermenegildo rifiuta il tentativo paterno e con esso la comunione che Leovigildo gli impone attraverso un vescovo ariano.



Più che l’amore poté la fede: il re dei Visigoti fa uccidere il figlio e confina Leandro, suo confessore e padre spirituale, a Costantinopoli. Durante l’esilio nella capitale bizantina, condotto assieme a molti altri cristiani, Leandro ha l’opportunità di stringere una forte amicizia con Papa Gregorio Magno, suggellata da un fitto carteggio tra i due, denso di contenuti che durerà fino alla loro morte, ma di cui purtroppo non è arrivato a noi molto. L’esilio di Leandro dura tuttavia poco: Leovigildo è in fin di vita e sempre più insistenti sono le prospettive di un rientro di Leandro in terra spagnola. 



Dopo pochi mesi, infatti, l’arcivescovo è richiamato in Spagna. L’arianesimo ha ormai le ore contate, sempre più il cristianesimo sta diventando la religione imperante e infatti, alla morte di Leovigildo, il suo successore, il figlio superstite Recaredo, si converte alla fede cattolica appena divenuto re e da via al processo di unificazione della penisola spagnola sotto la religione cristiana. L’attività di Leandro, continua ininterrotta, in seno alla casa reale visigota, fino alla sua morte, avvenuta a Siviglia il 13 marzo del 600.