“Quella di Jorge Mario Bergoglio è una personalità fuori dagli schemi, una figura molto vicina al popolo, che sa sentire e comunicare la bellezza, l’intensità e la semplicità della fede. E’ uno che sta in mezzo alla gente e dà segni di dialogo e presenza attraverso la sua testimonianza”. Il vescovo di Taranto, Filippo Santoro, presenta così il nuovo Papa Francesco I che ha conosciuto molto bene di persona. Per 28 anni in America Latina, dove è stato vescovo ausiliare di Rio de Janeiro fino al 2011, Santoro ha collaborato a lungo con Bergoglio. “I miei incontri con lui sono sempre stati di una cordialità unica. Mi chiamava per nome alla spagnola, ‘Felipe’, e poi che allegria parlare con lui… Dialogava, mi faceva domande, erano di quegli incontri semplici e ricchi che ti toccano”.



Monsignor Santoro, come è nata la sua amicizia con il nuovo Papa Francesco?

Ho conosciuto Jorge Mario Bergoglio perché quando ero missionario a Rio de Janiero sono stato diverse volte a Buenos Aires come responsabile latino-americano di Comunione e liberazione. Seguivo gli amici argentini e la comunità della capitale. All’epoca in cui Bergoglio era ancora soltanto professore, ma già sentivo parlare di quest’uomo di grande semplicità, di grande cultura e di grande cuore. In seguito l’ho incontrato personalmente a un congresso teologico e, appena sono stato nominato vescovo, in un altro convegno di riflessione pastorale. L’ho sempre seguito nei suoi interventi successivi.



Quale idea si è fatto del nuovo Papa?

La mia impressione e il mio giudizio è quello di trovarmi di fronte a una personalità di fede, un uomo semplice e immediato, con uno sguardo sulla vita che nasce dal cristianesimo. La sua forza è il fatto di vivere la cordialità del rapporto con gli altri proprio a partire dal cuore e dalla fede. E’ una persona che ama la povertà senza fare della povertà l’ideologia pauperista, ma come manifestazione dell’essenziale che è il mistero di Dio e di Gesù, che ci fa solidali e fratelli e quindi liberi da orpelli e schemi.

Come si presenta Bergoglio di fronte all’opinione pubblica?



Quando le circostanze lo richiedono sa essere una persona molto ferma. Come arcivescovo di Buenos Aires, un momento molto forte è stato quando ha chiesto perdono per le colpe commesse dai membri della Chiesa e della gerarchia nella tacita partecipazione alla dittatura militare. Ha avuto inoltre vari scontri con il governo Kirchner. E’ quindi una persona solida, evangelica ma non fragile.

 

Si aspettava questo risultato dal Conclave?

Lo Spirito Santo ci ha sorpresi tutti, è l’uomo che in questo momento lo Spirito vuole che conduca la Chiesa riportandola all’essenziale. Ho trovato molto importante da parte di Bergoglio la sua domanda di preghiera del popolo perché il Signore benedica il Papa, e il fatto che subito dopo abbia benedetto il popolo.

 

La prima impressione è quella di un Papa comunicatore, alla Wojtyla. E’ davvero così?

Certo, l’immagine è proprio quella di una personalità fuori dagli schemi. Non è assolutamente un curiale, non è affatto un politico né tantomeno un teologo della liberazione. Al contrario è uno che è vicino al popolo, che sa comunicare, che sente la bellezza, l’intensità e la semplicità della fede, e a partire da questo è vicino ai più poveri e alle persone semplici. E’ uno che sta in mezzo alla gente e dà anche segni di dialogo e presenza attraverso la sua testimonianza.

 

Com’è il rapporto di Bergoglio con i movimenti ecclesiali?

E’ un rapporto di grande stima, di grande affezione e di accoglienza senza limiti. Personalmente ho presente il rapporto con Comunione e liberazione, ma anche con altri movimenti. Ho letto un suo libro dal titolo “Le ragioni della speranza”, che rivela una conoscenza profonda di don Luigi Giussani, un punto di riferimento nella sua riflessione che si inserisce in una sintonia con l’esperienza della fede e soprattutto con il desiderio di una nuova evangelizzazione a partire dal cuore del cristianesimo.

 

E’ il primo Papa americano. Qual è il significato di questo fatto?

E’ proprio il momento in cui si può dire alla lettera che “non c’è né giudeo né greco, né schiavo né libero”. E’ proprio il tempo in cui le barriere delle nazioni sono scomparse e superate. Per l’America Latina è una grazia straordinaria, perché è un Papa che conosce dall’interno l’esperienza e la situazione di questa realtà. D’altra parte nell’America Latina si trova il 40% dei cattolici di tutto il mondo. Si tratta di un continente che vive un fermento legato alle sfide della nuova evangelizzazione, della povertà e della giustizia. Quello di Bergoglio un cuore latino-americano ardente, con una radice italiana e una spiritualità ispirata a Sant’Ignazio, ma uno stile francescano che in terra sudamericana ha segnato la grande missione evangelizzatrice degli inizi.

 

(Pietro Vernizzi)

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