Ieri sera, ho avuto il privilegio di trovarmi in piazza s. Pietro, in mezzo a decine di migliaia di fedeli, ad accogliere l’annuncio del nuovo papa Francesco. Appena arrivata la notizia della fumata bianca, uomini, donne, bambini, letteralmente correvano in un clima gioioso, pur sotto la pioggia, verso via della Conciliazione per partecipare, in prima persona, a un evento storico. E storico è stato.
La Chiesa universale è oggi pronta ad accogliere il primo papa non europeo. Un papa che viene “dal posto più lontano del mondo”. Dopo Wojtyla e Ratzinger, la Chiesa conferma così la sua vocazione planetaria, già conclamata peraltro da un collegio cardinalizio che supera, per internazionalità, il consiglio di amministrazione di qualsiasi multinazionale!
Tante delle persone attorno a me non sapevano chi era Bergoglio. Quando hanno sentito il nome, molti chiedevano notizie. E nei minuti intercorsi tra l’habemus papam e l’arrivo di Francesco, la piazza trepidava per capire a chi doveva pensare.
Apparso alla finestra, il nuovo papa è rimasto qualche secondo immobile, in piedi, a guardare la folla. Poi ha fatto un passo in avanti e, incominciando a parlare, ha letteralmente riempito la piazza della sua spiritualità intensa. Nei pochi minuti in cui è rimasto al balcone, Bergoglio ha saputo trasmettere un senso profondo di fede.
Nella sua decisione di lasciare, Benedetto aveva chiaramente indicato la necessità di aprire una stagione nuova. Dopo aver piantato con la profondità della sua intelligenza teologica i paletti del futuro, papa Ratzinger ha accettato l’indicazione che gli è venuta dalla preghiera: dopo il poderoso sforzo di un fine intellettuale, era l’ora di una forte spiritualità, capace di evangelizzare un mondo che fa finta di non capire.
E i cardinali, spiazzando il cicaleccio insopportabile dei media, hanno ascoltato con attenzione quanto Benedetto aveva lasciato in eredità. Cercando tra di loro chi poteva meglio raccogliere il testimone.
La decisione di chiamarsi Francesco parla da sola. Come dire: la Chiesa per parlare al mondo deve farsi ancora più evangelica. Imparando dal poverello di Assisi che rimane uno dei santi più amati di tutti i tempi. Un messaggio che in piazza San Pietro – e così in tutto il mondo – è passato immediatamente, senza bisogno di null’altro.
Nella sua breve apparizione, Bergoglio ha già fatto capire che Papa sarà. Il Papa dello Spirito. Impressionante che abbia chiesto alla folla di pregare insieme a lui – un pater, ave, gloria – per Benedetto XVI. Le sue prime parole da pontefice sono così confluite nella preghiera più tradizionale, quella che Gesù ci ha insegnato. Più volte è ritornato il riferimento a Maria, come Madre protettrice. È più volte è ritornata la parola “popolo”: perché Bergoglio, nella migliore tradizione sudamericana, sa che il pastore è colui che sta vicino e ama il suo popolo.
Ho avuto la fortuna qualche anno fa di andare a Buenos Aires. E so quanto amato fosse questo vescovo che, come hanno riportato i giornali, era solito usare i mezzi pubblici, ma soprattutto era capace di stare vicino alle persone, trasmettendo loro un senso di dolce paternità.
Ancora più impressionante che, prima di impartire la benedizione, abbia chiesto ai fedeli convenuti, una preghiera per sostenerlo nella missione che sta per incominciare. Inchinandosi di fronte ai fedeli, si è così affidato alla nostre preghiere, richiamando con un gesto semplicissimo lo stile di cui parla il Vangelo: chi vuole essere il primo si faccia il servitore di tutti. Francesco ha poi ricordato di essere il Vescovo di Roma. Quasi a rimarcare la specificità del suo radicamento diocesano. Che lo rende certo pontefice, senza però staccarlo dalla concretezza di un luogo e della vita delle persone e delle comunità che li vivono.
Salutando tutti affettuosamente, Francesco ha poi rimandato tutti a casa, augurandoci una buona serata. Personalmente mi sono sentito come sollevato. Lo Spirito aveva visitato la nostra Chiesa. In modo inaspettato, certo. Ma non per questo, meno efficace.
Uscendo dalla piazza, i volti apparivano radiosi. Lo Spirito aveva aleggiato. Con Francesco, da oggi, la Chiesa inizia una nuova tappa. Il mondo ha bisogno di una Buona Notizia. E in Piazza s. Pietro, stasera, la abbiamo ascoltata.