Una lettera di circa 300 pagine, lasciata con cura da Benedetto XVI sulla scrivania del nuovo Pontefice, Jorge Mario Bergoglio. A parlarne oggi sul quotidiano “Libero” è Gianluigi Nuzzi, secondo cui Joseph Ratzinger, prima di ritirarsi a Castel Gandolfo, avrebbe voluto indicare a Papa Francesco alcune linee guida. La notizia, anche se non confermata ufficialmente dalla Santa Sede, sembra essere sostenuta da diverse fonti interpellate. Questo, secondo Gianluigi Nuzzi, “significa che oltre al dossier su Vatileaks e sugli scontri di Curia, 300 pagine scritte fitte fitte, il Papa emerito ha voluto lasciare un’eredità importante al suo successore senza influenzare i lavori del conclave. E senza dividere queste memorie con il suo segretario di Stato Tarcisio Bertone”. Del resto, aggiunge, “la scelta rapida dei porporati, le campane a festa segnano che il gesto di Benedetto XVI è stato accolto con responsabilità dai cardinali. Bisognava decidere con attenzione ma in fretta. Prima le dieci congregazioni chiuse proprio su una delle spine della Chiesa di oggi, lo Ior. Poi un conclave dove i big si sono sfidati in una manciata di votazioni raccogliendo quel consenso che si augurava proprio Ratzinger”. Nuzzi aggiunge quindi che “non conosciamo bene quali forze hanno sostenuto la votazione né, ancor più, conosciamo il nome del segretario di Stato che andrà ad affrontare governance e quella Curia al centro di tanti scandali. Habemus Papam, quindi, ma non abbiamo il segretario”. Quindi, conclude, “Jorge Mario Bergoglio è di certo una scelta forte, in linea con quella altrettanto rivoluzionaria di Ratzinger ma per capire meglio le priorità del pontificato, l’agenda e le volontà del papato che da oggi si apre al mondo bisogna attendere questa ulteriore scelta”.



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