Alcuni, in queste ore, vanno discettando della presunta adesione del nuovo Papa alle dottrine della Teologia della liberazione. Ma, a riprova della piena ortodossia di Jorge Mario Bergoglio, c’è la sua strenua opposizione alle posizione liberal espresse dal governo argentino. Specialmente, in occasione della legalizzazione del matrimonio gay. Mentre le legge era in discussione al Senato, Papa Francesco scrisse una lettera ai quattro monasteri carmelitani di Buenos Aires. Una lettera ripresa dal blog di Costanza Miriano, in cui l’allora arcivescovo di Buenos Aires parlò di una situazione il cui esito avrebbe ferito la famiglia. «È in gioco qui l’identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. È in gioco la vita di molti bambini che saranno discriminati in anticipo e privati della loro maturazione umana che Dio ha voluto avvenga con un padre e con una madre. È in gioco il rifiuto totale della legge di Dio, incisa anche nei nostri cuori», scrisse. Poi, riprendendo quella frase in cui Santa Teresina, parlando della sua malattia infantile, affermava che il Demonio, invidioso del fatto che sua sorella maggiore era entrata nella carmelitane, volesse punirla, aggiunse: «Qui pure c’è l’invidia del Demonio, attraverso la quale il peccato entrò nel mondo: un’invidia che cerca astutamente di distruggere l’immagine di Dio, cioè l’uomo e la donna che ricevono il comando di crescere, moltiplicarsi e dominare la terra». Secondo Bergoglio, quella legge non fu il semplice frutto di una battaglia politica. Fu il tentativo distruttivo del disegno di Dio voluto dal Demonio per confondere gli uomini.