Carissimi amici del Sussidiario, oggi nella santa messa che ha dato inizio al suo pontificato, Papa Francesco mi ha particolarmente impressionato per il carisma educativo che ha testimoniato non solo di fronte alla cristianità, ma di fronte a tutto il mondo. È una escalation impressionante quella cui il Papa ci sta conducendo in questi primi giorni del suo pontificato, una escalation che ci sta portando a scoprire la forza educativa che ha l’esperienza cristiana, una forza che ha il suo perno nel fatto che sveli l’umano, lo faccia emergere per quello che è. Dopo averci portato alle fonti sorgive della misericordia indicandoci in questa dimensione cristiana l’origine di una capacità di condividere con simpatia e pazienza il cammino dell’uomo verso il bello e il vero, oggi nella messa di inizio del pontificato il Papa ci ha indicato un altro passo educativo di primaria importanza. Educare non è realizzare il progetto pur buono, pur intelligente che abbiamo sugli altri e sulla realtà, educare è custodire, e il Papa lo ha dettagliato in tanti particolari questo compito del custodire. “È il custodire l’intero creato, – ha detto con grande intensità – la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. È il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio!”.



Questo ha detto il Papa, e su questo si gioca una rivoluzione dell’impegno che ognuno di noi ha nel campo dell’educare, proprio perchè urge cambiare direzione dello sguardo, dopo anni e anni in cui educare significa progettare, tanto che oggi dentro la scuola sono i progetti a farla da protagonisti, arriva un Papa che nella sua semplicità e senza negare l’importanza dei progetti, ci dice che la vocazione primaria è quella di custodire ciò che ci viene dato, custodire gli altri, custodire il creato. Come si fa a tenere vivo questo impegno a custodire? Come si fa ad essere fedeli a questa custodia che un Altro ci ha affidato, testimoniando una fiducia in noi che nessun altro ha nemmeno noi stessi? Qui sta la questione decisiva dell’educare, ed è stato lo stesso Papa Francesco a indicarci la via di questa fedeltà. Nell’ultima parte della sua omelia il Papa ha detto: “Ma per custodire dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza!”.



La strada di questa vocazione alla custodia è l’affezione al proprio io, è uno sguardo di simpatia totale a sé, perchè è dall’inizio che inizia e si sviluppa l’attenzione a tutto il creato. Papa Francesco ci ha testimoniato da Piazza San Pietro di Roma il punto di forza di un impegno educativo, è questo aver cura di sé, perchè il primo modo con cui Dio si comunica è l’io, tanto che solo amando se stessi si impara ad amare gli altri. Per questa ragione vi è sia nel motto scelto dal Papa, Miserando atque eligendo, sia nell’affermazione sintetica in cui ha incisivamente raccolto il contenuto dell’omelia, “Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!”, una indicazione di metodo significativa e affascinante, per educare si deve partire da sé, da ciò che si ha di più caro nella vita, l’apertura agli altri e l’apertura al creato ha un punto di forza nella certezza di un Dio che guarda a sé. Un Papa da cui c’è molto da imparare, un Papa per il quale l’educazione non è una aggiunta a ciò che vive, perchè è evidente che la mossa della vita c’entra con l’educare, e la ragione di questa identità è semplice, è che si educa solo se si mette in gioco il destino della vita. Ci ha dato una scossa in questo senso Papa Francesco, non ci ha dato delle regole megliori di quelle che già abbiamo, ci ha detto che l’educazione non dipende dalle regole che si mettono in campo, ma se si ha a cuore il destino del vivere.

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